Chiude Addiospreco ma dal Comune segnali positivi «Tanti alimenti si buttano, non basta il volontariato»

Per quasi due anni hanno raccolto alimenti presso bar, rosticcerie, tavole calde e supermercati: cibo che sarebbe stato buttato e che invece è servito a garantire un pasto giornaliero a circa 100 famiglie disagiate a settimana. Ora però l’attività di Addiospreco, l’associazione senza scopo di lucro sorta per l’occasione, chiude i battenti. Ma dal Comune e dal neoassessore alla Cittadinanza Sociale e Beni Comuni Giuseppe Mattina giungono segnali incoraggianti. A comunicare la chiusura dell’esperienza era stato nei giorni scorsi Tony Pellicane, attivista per i senza casa e tra i fondatori dell’associazione. Che ha puntato il dito sulla solitudine alla quale sono andati incontro i volontari.

«L’attivita’ di Addiospresco – ha scritto in una nota su Facebook – ci ha portati ad un impegno giornaliero, questo e’ diventato pesante per le tre persone delle cinque facenti parte dell’associazione che si sono occupate per circa otto ore al giorno di raccogliere e distribuire il cibo. Abbiamo cercato di andare incontro a qualunque canale possibile per poter accedere a qualche piccolo finanziamento per poter affrontare le spese, una piccola realtà’ che pensavamo dovesse trovare sostegno e’ stata lasciata totalmente da sola». Secondo Pellicane il mondo ecclesiastico avrebbe rimpallato le responsabilità al proprio interno, «abbiamo provato a coinvolgere altre associazioni, soggetti della società’ civile», ma il sostegno verbale non si sarebbe mai concretizzato in supporto concreto. 

«L’unico che ci ha supportato – gli fa eco Nino Rocca, presidente di Addiospreco – è stato padre Cosimo Scordato, dell’Albergheria, che ci dava un euro e 50 centesimi per ogni pasto. Ma una singola esperienza non risolveva il problema nè dal punto di vista ecologico nè economico: lavoravamo quattro ore la sera e quattro la mattina, fare i pacchi e distribuirli richiede tempo e organizzazione. La roba alimentare che si butta è enorme». Ma si può fare una stima di questo spreco a Palermo? «No – sostiene Rocca – non c’è mai stata nessuna indagine a tal proposito, avrebbe dovuto farla il Comune. Qua non c’è nulla da inventare, c’è da fare quello che hanno fatto in altre città come Milano e Bologna: organizzare la distribuzione a coloro che vivono per strada (anche se non dovrebbero esserci), ci sono poveri che avrebbero bisogno – insieme al banco alimentare – anche di queste altre risorse per sbarcare la settimana. Noi in questi due anni abbiamo sperimentato e abbiamo presentato un progetto da realizzare, ci vuole un minimo di finanziamenti da parte del Comune, il volontariato non può reggere da solo». 

Col neoassessore Mattina, che si è insediato ufficialmente da pochi giorni, sia Rocca che Pellicane hanno già provato ad avviare un dialogo sulla questione abitativa. «Abbiamo lanciato un messaggio alla prefettura – conferma ancora Rocca – perché sospenda temporaneamente gli sgomberi (sono già arrivati gli avvisi in beni confiscati alla mafia, dall’Uditore a Villagrazia). Dal momento che tra i progetti dell’assessore c’è quello di rimodulare lavori socialmente utili che possono servire alla collettività e dare risposte alla disoccupazione, Addiospreco si potrebbe estendere in ogni quartiere: non solo per aiutare le famiglie indigenti ma anche per avviarle ad un lavoro che potrebbe essere questo. D’altra parte la legge nazionale zerospreco c’è, manca il tempo e la volontà politica, anche se questa ultimamente sembra che ci sia. Ci sembra ragionevole mettere insieme la legalità e il diritto alla casa, abbiamo chiesto intanto sei mesi di proroga per avere il tempo tecnico di organizzarsi». 

Andrea Turco

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