Undici anni e sei mesi. È pesantissima la condanna richiesta dal pubblico ministero nei confronti di Pino Maniaci, direttore di Telejato, per il caso che lo vede coinvolto per una presunta estorsione ai danni dei sindaci di Partinico e Borgetto, a cui avrebbe chiesto denaro – 366 euro in totale – e favori in cambio di un trattamento più morbido all’interno del telegiornale dell’emittente fondata dallo stesso giornalista.
Maniaci, seguito dai legali Bartolo Parrino e Antonio Ingroia, si è sempre strenuamente difeso dalle accuse che gli sono costate inizialmente il divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani. «Siamo davanti al giudice monocratico e l’accusa è quella di un’estorsione semplice – dice Parrino a MeridioNews – Se uno sente una cosa del genere, non conoscendo gli atti, non sapendo nulla del processo, pensa che ci sia di mezzo almeno l’aggravante per mafia. Se un pubblico ministero chiede undici anni e mezzo, l’unica ipotesi è che di fronte a un’accusa debolissima si sia scelto di chiedere una pena che facesse discutere».
«È come se per un furto di energia elettrica chiedessi 15 anni – continua – Indirettamente il pm ha voluto ribaltare la notizia in maniera mediatica, cosa che avremmo avuto più interesse noi a fare. Il 12 gennaio avremo la discussione, riteniamo che non ci siano assolutamente i presupposti per una condanna, il giudice ha le carte per valutare, staremo a vedere, noi comunque abbiamo ragioni per sperare in un’assoluzione».
Per Pino Maniaci, invece, si tratta di «una boutade della procura che non sa che pesci pigliare. In questi quattro anni – dice il giornalista – le accuse sono state ampiamente demolite da tutto ciò che è successo in quelle aule. Il capitano dei carabinieri De Chirico, teste chiave dell’accusa, che ha compiuto le indagini, interpellato in aula dai miei avvocati ha detto una cosa fondamentale: mai i Tg di telejato hanno smesso di fare servizi critici nei confronti delle persone coinvolte. Sono sereno e sono sicuro che il giudice sa che tutto questo è stato un artifizio montato ad hoc per cercare di fermarmi».
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