La Corte dei Conti non può dichiarare il dissesto dei Comuni siciliani. E non può nemmeno indagare sui conti della Regione. La notizia, per certi versi clamorosa, arriva con una sentenza della Corte Costituzionale: la numero 219 del 19 luglio scorso di cui vi abbiamo dato notizia in questo articolo. Sul tema pubblichiamo un interessantissima riflessione di Giacomo Scala, già Presidente dell’Anci Sicilia.
Gentile Direttore,
leggo con piacere l’ articolo che commenta parte della Sentenza della Corte Costituzionale 219/2013 , e considerata l’attenzione con cui trattate questi temi ( non leggo altro altrove…) mi pregio di darvi qualche ulteriore notizia, non conosciuta ai più.
La sentenza riguarda il dlgs 149/2011 che impone, tra le altre cose, il meccanismo sanzionatorio al sistema delle autonomie locali di cui all’art. 7 dello stesso decreto, oltre a numerosi altri adempimenti di dubbia applicazione nella Regione Siciliana.
Non appena emanato il dlgs 149/2011 e alla luce di una precedente sentenza della medesima Corte , in qualità di Presidente dell’ Anci, chiamai l ‘assessore Armao e successivamente gli inviai una nota che lo stesso condivise e trasmise all’ Uffico Legislativo e Legale, da qui iniziò l’iter per impugnare il Dlgs 149/2011..
Ma ciò che stupisce e lascia perplessi, è che l’attuale governo non interviene sulla vicenda che ha indubbi riflessi positivi per gli enti locali siciliani, basti pensare che a tutti gli Enti Locali che hanno sforato il patto di stabilità non verrà comminata alcuna sanzione e il Ministero dovrà restituire ai comuni quanto trattenuto con Decreto del Ministero dell’Interno. ( Decreto impugnato su iniziativa dell’Anci Sicilia da tutti i Comuni Siciliani che avevano sforato il patto di stabilità nel 2011).
In più appare superfluo sottolineare la portata reale di tale Sentenza che consente ai comuni di riavviare cantieri, pagare fornitori, programmare nuove opere, rimettere, insomma, in moto l’asfittica economia siciliana.
Ma le motivazioni che portano la Corte ad esprimersi positivamente hanno radici lontane e si basano sulla mancata chiusura della trattativa Stato – Regione per l’accordo sul federalismo fiscale, di cui alla legge 42/2009 ex art. 27. Trattativa non definita dai precedenti governi e manco iniziata dall’attuale. Questa stasi da un lato porta i riflessi positivi della mancata applicazioni delle sanzioni per gli enti che sforano il patto di stabilità ma dall’altro penalizza fortemente gli Enti Locali Siciliani perchè la MANCATA CHIUSURA della trattativa sul federalismo significa:
non potere accedere per i comuni siciliani al fondo sperimentale di riequilibrio, non POTERE AVERE IN TERMINI ECONOMICI la compartecipazione AL GETTITO irpef, non POTERE AVERE IN TERMINI ECONOMICI la compartecipazione IVA , oltre che non si può avviare quella “Perequazione infrastrutturale ” che serve a colmare il GUP con le regioni del nord, ” Perequazione infrastrutturale ” prevista dalla legge 42/2009 per espresso riferimento all’ art 119 c. 5 della costituzione.
In sintesi a mio modesto parere occorre fare e sottolineare:
1) Rivendicare il riconoscimento alla Sicilia circa il contenuto della sentenza e segnatamente :
LA NON APPLICABILITA’ DELLE SANZIONI al sistema delle autonomie locali siciliani e delle regioni a Statuto speciale in genere per incostituzionalità dell’art. 7 e per tanto sul punto il governo dovrebbe PRESSARE A TUTELA DELLA AUTONOMIA SICILIANA presso il governo nazionale per la restituzione dei trasferimenti che lo stato ha indebitamente trattenuto a comuni e province siciliane.
2) Rivendicare il riconoscimento delle pregorative di specialità statutaria ancora una volte acclarate dalla Corte con questa Sentenza ;
3) Incalzare il Governo Nazionale per chiudere la trattativa con lo stato secondo quanto previsto dalla legge 42/2009 la cui mancata chiusura provoca guasti e danni al sistema delle autonomie locali e ai cittadini. per i motivi di cui sopra e altri che per sintesi ho omesso di scrivere.
Questo dovrebbe fare un governo serio oltre ad attivare una serie di riforme necessarie e nemmeno accennate.
Di contro, quando si iniziano riforme che toccano i diritti quotidiani dei cittadini, (soppressioni delle province), riforme delicate e sostanziali, che attengono anche alla sicurezza scolastica …( rif agli istituti gestiti dalla provincia che accoglieranno gli studenti senza che alle scuole è stato fatto il benchè minimo intervento manutentivo ) occorre ponderare le scelte, fare un serio cronoprogramma di progressivo svuotamento di funzioni e di competenze, per poi definire l’assetto definitivo che erogherà servizi e prestazioni ai cittadini e permetterà a questi ultimi di potere avere ed esercitare i propri diritti, altrimenti anche le riforme, seppur condivisibili in linea di principio, diventano un boomerang per chi li fa contribuendo notevolmente ad abbassare la qualità della vita dei cittadini amministrati.
Per chiudere, la ringrazio per l’attenzione che vorrrà prestare alla presente e se vorrà posso produrre le corrispondenze epistolari con il Prof Armao che hanno dato vita al ricorso presentato in Corte Costituzionale, carte, che ovviamente, contengono ulteriori elementi di dettaglio utili alla discussione, oltre a essere a disposizione per ulteriori notizie che possono essere necessari per maggiore chiarezza e intelligenza dei cittadini siciliani che leggono.
Cordialità
Giacomo Scala già Presidente dell’ANCI SICILIA
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