«Chi l’ha detto che hanno litigato?» Per Ignazio La Russa, cofondatore di Fratelli d’Italia, tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e i rispettivi partiti non c’è nessuno screzio. Piuttosto «ci sono delle posizioni politiche che non sempre coincidono». Il riferimento di La Russa, intervenuto oggi durante la trasmissione Direttora d’Aria, su Radio Fantastica Rmb, è alla grande divisione avvenuta in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica, ma non solo. «In Sicilia in questo momento non capiamo cosa aspettino a dare conferma al presidente della Regione uscente – dice il dirigente di FdI – In tutte le Regioni se uno è onesto, se uno è bravo, se uno ha fatto del suo meglio viene automaticamente confermato, cosa che ancora si tarda a fare da parte di alcuni alleati». Non sembra esserci tuttavia preoccupazione nelle parole dell’ex ministro della Difesa del governo di Silvio Berlusconi, «Poi le sintesi arrivano. Partendo dal presupposto che non candidare un uscente, che deve avere delle motivazioni enormi, cosa che non si può dire nel caso di Nello Musumeci, il resto viene da sé».
E la stessa fiducia si può riscontrare su tutto il fronte del centrodestra. Un fronte in cui la divergenza tra Lega e FdI è soltanto la punta di un iceberg fatto di mesi e mesi di incontri, scontri, dispetti e rotture, come quella interna a Forza Italia. Tanto che sono addirittura cinque al momento i candidati a sindaco di area conservatrice. Uno di questi è Francesco Scoma, il cui nome è stato avanzato dai salviniani, che a Palermo correranno col simbolo Prima l’Italia. «Il centrodestra unito vince dappertutto – dice – ma sulle elezioni siciliane è un anno che si concentra un fuoco amico, con lo scontro più acceso che si sta consumando sul piano delle Regionali, dell’elezione del presidente della Regione e questo ricade su Palermo».
«Peccato non potere esprimere unità di intenti sulla candidatura di un unico nome – continua l’ex FI – I partiti non mollano perché guardano ai propri obiettivi e ci si ritrova tutti contro tutti. Io stesso ho detto più volte che se si trova un’intesa sono pronto a ragionare. A oggi quest’intesa non arriva e mi vedo costretto dopo quasi un anno che preparo la campagna elettorale a organizzare la mia squadra e la mia lista, che si aggiungerà alla nostra, che si chiama Prima l’Italia e una lista civica. Dopodiché chiederemo una mano ai nostri confederati del partito Autonomista una mano per la campagna elettorale. Se non ci dovesse essere un’accordo ci vedremo al ballottaggio». Partito Autonomista, guidato da Raffaele Lombardo, che dovrà fare i conti però anche con la candidatura di un suo deputato regionale, Totò Lentini.
A minimizzare l’entità dei dissidi interni ci pensa uno che di quegli stessi dissidi è spesso stato protagonista, il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè. «Non mi sembra che le altre coalizioni siano così unite – spiega il presidente dell’Ars – Non c’è dubbio che ci sia qualche problema, ma troveremo la quadra nel giro di poco tempo. Credo che alle amministrative nei Comuni grandi è poco importante trovare un accordo immediato, si può andare al ballottaggio e poi ci si rivede insieme. La divisione sarebbe tremenda alle Regionali, dove c’è molto di più che uno spiraglio d’intesa, c’è l’obbligo di andare insieme, perché o siamo davvero dei kamikaze o troviamo la quadra».
Posizione tuttavia non condivisa da Scoma, che interpellato sul perché delle distanze tra il suo partito e quello di Giorgia Meloni risponde: «È una domanda che mi faccio da giorni, credo che ci vorrà un minimo di passione in più perché i due leader di partito possano riuscire a parlare serenamente e capire cosa vogliono non solo oggi, ma anche nei mesi a venire. Non si può andare tutti contro tutti alle elezioni amministrative e poi ritrovarci tutti insieme alle Regionali e magari ritrovarci alle politiche. Ci vuole uno sforzo in più per superare le divisioni, anche perché il tempo stringe e siamo agli sgoccioli».
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