Tieniti stretti gli amici, ma ancora più stretti i nemici, recita una massima popolare. A leggere gli endorsement di oggi, che comunque non si riescono a contare, si fa presto a dimenticare le ruggini di ieri. E Nello Musumeci, visibilmente rinfrancato dopo le difficili settimane appena trascorse, è particolarmente a suo agio nei panni del leader, del garante della tenuta della coalizione.
Si è presentato alla stampa ringraziando tutti i suoi compagni di viaggio. A cominciare da chi maggiormente aveva osteggiato la sua candidatura. Gianfranco Micciché, innanzitutto. Che negli ultimi mesi ha portato ad Arcore qualunque proposta immaginabile di candidatura alternativa all’ex presidente della commissione regionale antimafia. Micciché ha discusso (e spesso litigato) con chiunque dentro e fuori il suo partito, pur di non sostenere la candidatura di Musumeci. Ha rischiato di rompere il partito, perdendone comunque di fatto un pezzo, almeno a Palermo, con l’addio della famiglia Figuccia, in nome di un progetto alternativo a Musumeci. Di nomi ne sono girati tanti, ma alla fine il commissario forzista in Sicilia ha scelto di puntare sull’ex assessore di Raffaele Lombardo, Gaetano Armao. E poi c’è proprio lui, Armao, che con Musumeci non andava di certo a nozze, almeno fino a ieri.
C’era Vincenzo Figuccia, appunto. Che invocava il commissariamento del partito e che, alla fine, ha scelto l’addio alle armi dal recinto forzista. Sul carro del possibile vincitore è salito anche Angelo Attaguile, fino a qualche giorno fa pronto a mettere di lato Musumeci per avanzare invece la sua, di candidatura.
«È prevalso il buonsenso», «ha vinto il richiamo alla responsabilità», «la gente ha ritrovato entusiasmo». Quel che si ammette, ma rigorosamente a taccuino chiuso, è invece che davanti al disastro che si prospetta a sinistra, si è realmente aperto il varco di una vittoria che in alcuni momenti era sembrata invece inarrivabile e che ora sembra comunque una possibilità.
Ad abbandonare il campo è invece Fabrizio Ferrandelli, secondo cui «la candidatura civica di Lagalla rappresentava la proposta politica più affine al nostro percorso. A Palermo avevamo immaginato di aggregare forze politiche diverse, ma che si riconoscevano nel Partito popolare europeo, insieme a quelle più progressiste provenienti dal centrosinistra, lasciando fuori dal perimetro delle alleanze Fratelli d’Italia e Lega, oggi sostenitori principali di Musumeci. Forze che non solo sostengono il candidato, ma sembrano prevalere e dettare l’asse della coalizione».
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