Centro storico, parlano gli architetti «Scelte irresponsabili, bloccata l’edilizia»

«Non siamo soddisfatti per niente del nuovo regolamento edilizio». E’ netto il giudizio di Giuseppe Scannella, presidente dell’ordine degli architetti di Catania, sulle nuove regole edilizie approvate dal consiglio comunale lo scorso 14 aprile. Norme arrivate dopo lunghi confronti, anche con gli ordini professionali. E proprio Scannella, in rappresentanza degli architetti etnei, sottolinea l’attenzione data al tema dell’obsolescenza del precedente regolamento edilizio, approvato nel 1935, e superato dalle norme succedutesi in quasi 80 anni. «Noi lavoriamo al recupero della città esistente da oltre cinque anni – spiega l’architetto a CTzen – Dicendo chiaramente alle amministrazioni che si sono succedute che non era necessario occupare nuovo suolo, ma il recupero della città costruita nel dopoguerra. Un recupero che interessa anche il centro storico». Proprio ieri il sindaco di Catania Enzo Bianco e l’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo sono andati nel cuore della città, il vecchio quartiere San Berillo, per verificare lo stato. Difficilmente però, secondo Scannella, le nuove regole aiuteranno il processo di recupero degli edifici storici.

«Eravamo arrivati a febbraio a una soluzione assolutamente condivisa, con il concetto di premialità per chi recupera i fabbricati, da adattare di caso in caso», continua Scannella. Nel regolamento approvato la premialità è stata eliminata, «una scelta irresponsabile: i fabbricati sono insicuri, con nessuna qualità di risparmio energetico – continua l’architetto – E’ noto che per metterli in sicurezza ci sono costi tali che alle condizioni attuali non ci saranno interventi, se non per pochi privati, perché non si attirano gli operatori economici. Peraltro queste norme sono previste dalle leggi regionali», spiega l’architetto, che vede nel mancato inserimento degli incentivi, proposti oltre che dagli ordini professionali anche dall’associazione dei costruttori edili Ance, un ostacolo quasi insormontabile per chi vorrà investire. «Hanno bloccato di fatto l’attività edilizia a Catania – continua Scannella – Nessun imprenditore economico, privati e singoli avrà convenienza a investire. E se la città non si doterà di ambiti precisi di rigenerazione urbana si perderanno anche i fondi europei Fers 2014-2020, il 5 per cento dei quali sarà destinato al recupero edilizio».

Non solo aspetti negativi all’interno del regolamento: «Ci sono migliorie delle procedure edilizie, che certamente rappresentano il perseguimento di maggior qualità. Ma i conseguenti maggiori costi -continua il presidente dell’ordine degli architetti etneo – avrebbero avuto maggior senso con la premialità». E non mancano, di contro, i punti considerati estremamente critici. Come il 50 per cento dei suoli da lasciare permeabile nei parcheggi, o l’obbligo del rispetto della classe energetica A per le nuove costruzioni. «Come si fa, ad esempio, in un viale Vittorio Veneto densamente edificato, a sostituire un palazzo ricavando questa area permeabile?», ragiona Scannella, secondo cui «la classe A è eccessiva, qui a Catania basterebbe la B o C, come dichiarato anche da Casaclima».

Il prossimo passo dell’amministrazione comunale, in tema di Urbanistica, sarà come annunciato la variante al Piano regolatore relativa proprio al centro storico, sottoposta al vincolo di mantenimento secondo quanto stabilito proprio dallo strumento urbanistico in vigore dal 1969. «L’attendiamo con ansia – commenta a riguardo Scannella – il centro deve essere messo in sicurezza: abbiamo costruito, nei secoli, con pietra lavica, ma con le modifiche, le variazioni che negli anni si sono succedute, ad esempio per i negozi, moltissime fabbriche si sono indebolite», spiega l’architetto. «Ma bisognerebbe mettere mano ai rinforzi strutturali subito – continua – Se ci fosse un terremoto serio, noi conteremmo decine di migliaia di morti, come previsto dalla Protezione civile. Senza fondi pubblici, si dovrebbero mettere i privati in condizione di intervenire anche attraverso una fiscalità e una premialità intelligente».

E anche se l’approvazione del regolamento edilizio non è andata come sperato, «noi continuiamo a dare stimoli, ma la città fa fatica a recepirli». In particolare il progetto Aretè, presentato lo scorso 18 aprile in un luogo simbolo del centro storico: la chiesa di San Francesco Borgia in via Crociferi, annessa al Collegio dei Gesuiti, l’ex Istituto d’Arte chiuso dal 2009. «E’ una ricercasul come recuperare quello che esiste, sperimentando soluzioni in diverse posizioni geografiche – illustra Scannella -. Anche ruderi, mantenendo la struttura originaria Esiste tutta una storia della cosiddetta “architettura parassita” che si innesta su quella esistente, trasformandola in edificio completamente nuovo». Il progetto avrà il suo centro a settembre, con un workshoop internazionale, nel quale avrà spazio anche l’aspetto scientifico, «garantito dai call for paper, con il coinvolgimento di strutture professionali e universitarie, italiane e straniere, per capire cosa si sta facendo sul tema. Da qui la scelta di grandi professionalità che verranno a coadiuvare i nostri studenti etnei», continua l’architetto. «Due anni fa ci siamo occupati dei centri che stanno sul Simeto, uno studio che Ove Arup partners, il più grande del mondo come studio architettura, ha utilizzato come punto di eccellenza nella loro presentazione mondiale annuale», conclude Giuseppe Scannella.

[Foto di Dan DeLuca]

Leandro Perrotta

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