Dovranno restare chiusi a casa dalle 21 alle 6 del mattino, con divieto assoluto di frequentare il centro storico di Catania. È il provvedimento deciso dalla Procura a carico di tre 19enni, che «nel fine settimana aggredivano loro coetanei per poi vantarsene su Facebook». Gli episodi contestati sono due, tra dicembre 2014 e gennaio 2015, avvenuti vicino piazza Teatro Massimo. Le posizioni di altri tre indagati sono state affidate alla Procura dei minori.
La singolare misura cautelare è definita «una mano tesa dallo Stato, che non vuole ipotecare il futuro di questi giovani – spiegano dalla procura nel corso della conferenza stampa – ma se non rispetteranno i termini è pronto il carcere». I nomi dei tre sono Marcello e Andrea Saro Di Scanno, gemelli, e Stefano Consoli, tutti residenti nel quartiere San Cristoforo.
«Rappresentavano il collegamento tra due gruppi diversi» che nel fine settimana «si appostavano dietro gli angoli bui o i cassonetti del centro città e aggredivano loro coetanei». Episodi dei quali si sarebbero poi «vantati anche sui social network, attraverso i loro profili personali». Prove che unite «alle denunce delle vittime – o dei genitori, precisa il procuratore Michelangelo Patanè – e alle registrazioni della videosorveglianza dei negozi» hanno portato alla loro identificazione.
Delle frequenti aggressioni, ma anche di furti e altri reati commessi all’interno del centro storico aveva già parlato MeridioNews, raccogliendo le voci che lamentavano «un pericoloso senso di impunità che dovrebbe allertare le istituzioni». Il blitz dei carabinieri è scattato stanotte. Al momento della notifica del provvedimento «alcune famiglie si sono dimostrate umili e sorprese – racconta il sostituto procuratore Fabio Regolo – delle contestazioni mosse ai figli». Che dalla Procura assicurano «non essere bulli a scuola, ma solo durante la movida del fine settimana». Alla conferenza stampa ha preso parte anche il colonnello Francesco Gargaro, che ha sostituito nel ruolo di nuovo comandante provinciale dei carabinieri Alessandro Casarsa.
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