Centro, il Fipet denuncia scene da Far west «Risultato della sordità della Questura»

Stanotte le strade del centro cittadino si sarebbero trasformate da vie della movida a set di scene da Far west. La denuncia arriva dal presidente Fipet, Federazione italiana Pubblici esercizi e Turismo, Roberto Tudisco, che in una nota racconta quanto sarebbe accaduto intorno alle 3.10 in piazza Vicenzo Bellini, nota come piazza Teatro Massimo, e cuore pulsante delle attività del sabato sera catanese. Un gruppo di extracomunitari,  composto da una decina di persone – secondo quanto lo stesso Tudisco dice di aver visto – ha tentato nel corso della serata di effettuare scippi nei confronti degli avventori  presenti nel centro storico. E uno di loro dopo aver minacciato i passanti con bottiglie di vetro, «fermato dai gestori dei vari locali – afferma Tudisco – ha estratto un coltello di almeno 15 cm ed ha cominciato a minacciarli. Il soggetto, sotto visibile stato di sostanze stupefacenti, come tutto il resto del  gruppo – continua –  ha iniziato a ferirsi con il coltello e minacciare altri ragazzi che hanno cercato di disarmarlo, colpendo alcuni di loro con diverse coltellate causando due feriti gravi con fiumi di sangue davanti a centinaia di persone».

«Nel frattempo i gestori hanno effettuato diverse chiamate al centralino del 113 per sollecitare l’intervento delle forze dell’ordine», dice il presidente Fipet, secondo cui «le chiamate effettuate sono state almeno una ventina e l’intervento della polizia è avvenuto 15 minuti dopo le chiamate strazianti dei gestori abbandonati a loro stessi». Nonostante le foto che corredano la nota dimostrino l’intervento delle volanti della polizia, dalla questura non confermano l’accaduto e all’ufficio stampa non sono arrivate notizie di arresti. Anche i vigili urbani dicono di non saperne nulla, perché «impegnati in incidenti stradali» e all’ospedale più vicino alla zona del centro – il Vittorio Emanuele – non rilasciano notizie su eventuali feriti arrivati al pronto soccorso. 

Per il presidente Fipet Roberto Tudisco quanto accaduto «rappresenta la risposta sorda delle istituzioni alla denuncia dei  lavoratori». Insieme ad altri esercenti del sindacato solleva da tempo il problema sicurezza al centro storico e più volte ha  richiesto la presenza di una camionetta e dei poliziotti di quartiere per presidiare il territorio. «Nemmeno tre settimane fa  dichiara – avevamo sollecitato un incontro con il questore di Catania, per denunciare la presenza massiccia di extracomunitari nigeriani, tunisini, marocchini e algerini  dediti alle attività illecite più disparate, dagli scippi a turisti e passanti, allo spaccio di sostanze stupefacenti e numerose risse. Ci siamo dichiarati pronti a denunciare cosa accade sotto i nostri occhi – aggiunge – e a segnalare anche i luoghi e gli orari dove queste persone si ritrovano abitualmente per delinquere. L’ufficio di gabinetto del questore tuttavia non si è dimostrato disponibile ad incontrarci, invitandoci a presentare un esposto scritto».

Oltre alle richieste, Tudisco pone anche le domande: «E se stasera a finire accoltellato fosse stato un commerciante? O un ragazzo che tenta di guadagnare facendo il cameriere l’indipendenza? O una coppia di ragazzi? O un turista? Questa gente disperata che sfocia le sue frustrazioni nella violenza gratuita verso gli altri da chi deve essere combattuta se non dalla pubblica sicurezza?». La risposta che dà è certamente provocatoria: «Viviamo – scrive nella nota – in un costante stato di ansia e paura, aggravato dall’episodio al quale abbiamo assistito oggi, e forse per fronteggiarlo dovremo dotarci del porto d’armi data l’assenza di risposte da parte della Questura di Catania».

Nell’attesa di un intervento da parte del questore, Tudisco insieme al vicepresidente Fipet Elena Malafarina chiedono urgentemente al sindaco Bianco l’apertura di «un tavolo istituzionale per fronteggiare il problema sicurezza e concertare urgentemente interventi mirati e presidi fissi per far cessare questa escalation di violenza e di immigrazione clandestina».

Redazione

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