Il disegno di legge sui centri storici torna in commissione Territorio. E per rivederlo in Aula serviranno forse diversi mesi. Dalla fine del 2014 un lungo elenco di associazioni, oggi arrivate a 35 da tutta la Sicilia, chiede di modificare profondamente la legge che favorisce il «recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici». Definita un tentativo di «rottamare i centri storici».
In un appello diffuso il 21 novembre le associazioni – tra cui la catanese Cittàinsieme, Libera e Lipu – spiegano che seguendo le nuove regole sarebbe possibile avviare interventi di ristrutturazione e di ricostruzione totale degli interni degli edifici anche in zone con vincoli delle Soprintendenze, in deroga alle varianti dei piani regolatori comunali. In particolare per avviare i lavori «basterebbe una dichiarazione di inizio attività, corredata da una documentazione grafica e fotografica». Dettaglio particolarmente grave secondo i cittadini.
In questi mesi il ddl è rimasto in commissione Territorio e ambiente. «Abbiamo ascoltato com’è giusto associazioni, ordini di categoria, l’Associazione nazionale costruttori e quella dei Comuni – spiega Angela Foti, deputata del Movimento cinque stelle e membra della commissione – sono stati approvati diversi emendamenti e secondo noi è molto migliorato. Non avremmo fatto passare un disegno di legge che danneggia i centri storici».
Il testo è approdato oggi all’Ars ma è stato subito rimandato indietro. Colpa o merito, dipende dai punti di vista, anche dell’opposizione di una parte politica. E’ stato Lino Leanza, di Sicilia democratica, in particolare a sostenere la necessità di discutere ancora sulla legge. Un interessamento che ad alcuni membri della commissione Territorio, è sembrato quantomeno tardivo. «Leanza non è mai venuto a proporre modifiche, eppure il ddl è stato discusso almeno in una decina di sedute», spiega Foti.
Alla base dell’opposizione all’ultimo minuto sembrerebbero esserci anche dissidi politici con i suoi ex compagni di partito, quell’Articolo 4 recentemente passato nel Partito Democratico. Durante i lavori di commissione era stata in particolare la deputata Valeria Sudano (ex Articolo 4) a difendere sin dall’inizio il ddl.
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