Tra mare e montagna, anche i centri commerciali. Se le affollate spiagge o la frescura dei boschi etnei sono da sempre tra le mete preferite per il 15 agosto, gli ipermercati sono entrati nell’elenco delle possibilità soltanto da qualche anno. Dopo che il cosiddetto decreto Salva Italia ha liberalizzato gli orari di lavoro. Una sorta di deregulation delle attività commerciali che rende possibile l’apertura 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno, domeniche e festività incluse. In tanti a primo impatto gridano allo scandalo ma, almeno i numeri, fanno emergere un quadro diverso. Basti pensare ai circa 70mila ingressi – raccontati dagli stessi lavoratori – che lo scorso 26 dicembre ha registrato un noto centro commerciale nei pressi di Misterbianco. Non solo utenti ma anche fatturati. Tra i primi a sperimentare l’apertura a Ferragosto è stato il Katanè di Gravina di Catania, con incassi che superarono di gran lunga le aspettative. Ecco perché al risposo le grandi catene preferiscono l’apertura straordinaria.
«Posso dire che i clienti durante i festivi vengono – spiega Marina, commessa del Centro Sicilia -. Addirittura mi chiamano per sapere se siamo aperti e, sul momento, si indignano, ma poi è pieno di persone». Non tutti anziani, come si potrebbe pensare. «I giovanissimi lo sfruttano come luogo di ritrovo». continua la lavoratrice. La clientela, tuttavia, sembra cambiare in base al periodo della settimana: «Il lavoro di qualità, che significa vendere, lo facciamo durante la settimana. Nel week-end e di domenica arrivano sopratutto da fuori provincia: Messina e Palermo in particolare». Tra liberalizzazioni e inviti alla chiusura il vero nodo è quello dello sfruttamento dei lavoratori. Un discorso complesso che varia in base alle catene commerciali e alle tipologie di contratto con cui vengono inquadrati.
Il rischio per molti è quello di essere dei dipendenti-schiavi. «Alcuni gruppi ti tengono per sei mesi con contratti d’apprendistato a 24 ore a settimana ma ti fanno lavorare dieci al giorno e ti danno un riposo ogni 15 giorni», spiega Marina. E c’è anche chi non paga il festivo: «Se lavori il 25 aprile, ti chiamano anche per pasquetta e la maggior pare delle aziende non mette mano ai portafogli». Tra gli inviti alla chiusura degli ipermercati c’è quello del movimento politico Catania bene comune. In un comunicato vengono spiegate le ragioni e le modalità con le quali, secondo gli attivisti, si potrebbe riuscire ad abbassare le serrande: «Chiediamo ai sindaci di emettere immediatamente un’ordinanza che obblighi alla chiusura – scrivono in una nota stampa -. Proponiamo alle cittadine e ai cittadini di non recarsi nei centri commerciali nel giorno di Ferragosto e a boicottare le catene».
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