Adesso cè la certezza sancita dalla Corte di Cassazione. Lex sindaco Umberto Scapagnini e sei componenti della giunta comunale dellepoca hanno abusato del loro ruolo per elargire in modo illegittimo a circa quattromila dipendenti comunali contributi per i danni causati dalla cenere vulcanica, tre giorni prima delle elezioni amministrative del 2005. La sentenza della Cassazione conferma quelle dei due gradi precedenti e condanna Scapagnini a due anni e sei mesi di carcere per reato elettorale. La difesa non aveva fatto ricorso invece contro la sentenza dappello per quanto riguarda il reato di abuso dufficio. Stessi reati ma pena leggermente inferiore, due anni e due mesi, per gli ex assessori Nino Strano, Filippo Grasso, Nino Nicotra, Ignazio De Mauro, Orazio DAntoni e Fabio Fatuzzo. Per tutti scatta anche linterdizione dai pubblici uffici.
Ieri è stata scritta la parola fine ad una vicenda giudiziaria che ha avuto inizio nel novembre del 2005, quando la Procura della Repubblica di Catania chiede il rinvio a giudizio per lex sindaco e i suoi assessori, grazie ai quali quattromila dipendenti comunali si ritrovarono nel maggio del 2005 con un bonus in busta paga compreso tra i 300 e i 1.300 euro, cioè la restituzione dei contributi previdenziali versati durante lemergenza per la cenere vulcanica. Somme provenienti dal fondo speciale creato dal Ministero dellEconomia e gestito dallInpdap. Ma Catania non figura tra i 13 comuni pedemontani destinatari del decreto, che in ogni caso, quando la giunta Scapagnini prende il provvedimento, lInpdap non ha ancora neanche recepito. I fondi, quindi, pochi mesi dopo, verranno chiesti indietro ai cittadini dallente previdenziale.
Adesso, a dodici mesi di distanza dalla condanna in appello, la corte di Cassazione chiude definitivamente una vicenda che, secondo il senatore Enzo Bianco, candidato sconfitto da Scapagnini nel 2005, «ha viziato quelle elezioni comunali, influendo pesantemente sul voto».
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