Qualità del cibo, fantasia e sperimentazione uniti all’arte contemporanea. Due mondi apparentemente distanti che però, da qualche anno, si ritrovano insieme a casa Cutuli-Prestifilippo, in via Archimede. Capaci di creare un progetto del tutto nuovo, i coniugi catanesi organizzano periodicamente delle cene contemporanee in casa propria, diventata sede di un’associazione culturale. «L’idea di sposare la causa dell’arte contemporanea e di unirla al cibo è di mia moglie Mariangela – afferma lo chef Mauro Cutuli -. È lei che allestisce le mostre e io mi occupo di abbinare i cibi e i vini». Un’iniziativa che negli anni ha riscosso molto successo, tanto da portare a casa Cutuli-Prestifilippo artisti provenienti da ogni parte d’Europa e anche qualcuno dagli Stati Uniti.
«Anche se la mia professione è quella di stare sui mercati finanziari – aggiunge Cutuli – da cinque anni a questa parte la cucina è diventata qualcosa di più di una passione. L’unicità dell’idea e l’amore per l’arte culinaria mi stimolano a ricercare continuamente un equilibrio tra cibo, vino e opere». Non trascura nessun dettaglio, lo chef catanese: genuinità del cibo, presentazione dei piatti e originalità sono gli ingredienti fondamentali per soddisfare i palati degli ospiti. «I piatti della cucina contemporanea – spiega lo chef di casa – sono sempre molto concettuali. Dal pane al dolce c’è grande attenzione e non replico mai una pietanza. Con le mie portate voglio ricostruire certe dimensioni molto articolate e trasferirle in bocca. Naturalmente abbinando tutto ciò con vini rigorosamente siciliani».
Accostamenti davvero unici che, nel corso degli anni, hanno portato sulla tavola piatti assolutamente inediti. Macaron al pistacchio farcito di foie gras, tartufo bianco d’alba con miele di ape nera e gelati fatti con foglie di erbe aromatiche quali geranio, riso e salvia sono solo alcuni esempi delle creazioni dello chef catanese. Ma Cutuli non è solo un interprete moderno di un’antica tradizione. Da qualche anno è diventato produttore di olio extravergine d’oliva biologico. Un olio da contrada, come lui stesso lo definisce, «che non vuole essere soltanto un condimento ma un ingrediente, una porzione del vulcano. Un prodotto locale e naturale capace di esportare nel mondo la sicilianità e di raccontare un territorio».
Una cucina che si fonda, dunque, sulla creatività e sull’estetica ma che punta, al contempo, anche all’etica del mangiare, dove prodotti genuini, biologici e con una materia prima buona e pulita incontrano i gusti del consumatore. Un ritorno alle sane abitudini della nostra cultura enogastronomica coniugato con le bellezze dell’arte contemporanea. Una scelta indubbiamente coraggiosa che si muove in direzione opposta rispetto alla grande produzione industriale.
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