Celebrata la prima unione civile omosessuale Due donne da ieri iscritte nel registro comunale

Castello Ursino, un pomeriggio di giugno. Il primo senza pioggia, finalmente. I bambini del quartiere giocano davanti alla piazza, le guide conducono i visitatori in tour a scoprire la mostra di Picasso. Ad animare il cortile un colorato andirivieni di persone vestite per un matrimonio. Scene comuni, nel periodo più intenso di celebrazioni. L’aria che si respira, però, è particolare: ieri il monumento storico ha ospitato la prima iscrizione nel registro delle unioni civili tra due donne a Catania. Il documento è stato approvato nel marzo del 2014 e finora sono sette le coppie che si sono iscritte. Laura e Rosalba, entrambe catanesi, sono l’ottava unione certificata.

Le due spose hanno deciso di mantenere un basso profilo: nessun annuncio, niente foto ufficiali. Gli unici scatti autorizzati – tanti – sono quelli di amici e parenti armati di smartphone. Laura arriva, e presto anche il sindaco Enzo Bianco – che ha voluto presiedere il rito – prende posto all’interno della sala addobbata. Ma Rosalba mantiene fede alla tradizione e si fa attendere. «Meno male che non ritardano tutte e due», ridacchia un invitato. Dentro il salone una musicista suona l’arpa e una delle testimoni annoda con cura il nastro che le due donne slegheranno assieme. Il primo gesto del loro nuovo cammino insieme.

«Cosa devo fare, come funziona? È la prima volta che lo faccio», mormora con un pizzico di ansia Laura seguita pochi minuti dopo da Rosalba, in abito rosso. Accompagnate rispettivamente da madre e padre, le due finalmente si avviano verso il primo cittadino. La lettura degli articoli di legge, la firma sul documento. Poi quella formula: «Insussistenza di impedimenti a questa unione». Poche semplici parole, che aprono le porte di molti diritti a una coppia unita da più di cinque anni. «Questa è la prima unione civile tra donne», sottolinea Bianco. Che rimarca come si sia celebrata all’interno del castello, «simbolo della storia della città».

Per due volte il primo cittadino inciampa sulla formula. «I signori», dice prima di correggersi in «le signore». Poi, prima di cedere il passo agli applausi per la coppia, augura a nome della città «felicità e serenità». E, qualora lo vogliano, anche l’arrivo dei figli per un’unione sorretta da «affetto e dal vostro amore». Il bacio, guardato da molti con gli occhi lucidi, e poi la consegna del certificato compilato sul momento.

I parenti in attesa delle foto di rito commentano la portata della cerimonia alla quale hanno assistito. Quasi tutti ne comprendono l’importanza. «Sono tanto felice per loro, le conosco da molto tempo», si scioglie una donna. «Si aggiungono solo diritti. Non si toglie nulla a nessuno», si infervora un uomo mentre, inevitabilmente, il discorso cade sul dibattito nazionale sulle unioni omosessuali. «Avrei potuto dirle qualcosa – mormora una parente – Ma cosa avrei mai potuto dire? L’amore è così: non c’è testa che tenga».

Qualcuno, mentre si attendono le due donne per il lancio del riso, nota come proprio al Castello Ursino fu organizzata Mi vogghiu maritari, iniziativa lanciata da Catania bene comune in occasione della campagna elettorale per l’elezione di Matteo Iannitti, battuto proprio da Bianco. Il sindaco in carica non ha indossato una fascia arcobaleno, come fece Iannitti nel corso della manifestazione, ma l’obiettivo è stato comunque raggiunto. Una signora che vive nel quartiere è attirata dalla confusione. Chiede di chi sia il matrimonio, anche lei vuole lanciare i chicchi. «A cu mu l’avia diri, tirare u riso a du fimmini», urla. «E non è bello?», le risponde una delle spose.


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