Palazzi abbandonati, fabbriche dismesse, arene e teatri in disuso. Beni inseriti nel tessuto urbano ma spesso ignorati e da raccontare attraverso le foto. È l'idea dell'associazione culturale Gammazita, in risposta al concorso indetto dal Comune etneo I like Catania, per creare «una piccola ricerca collettiva sulla città»
#cataniaabbandonata, il non-concorso Fotografare la città diversa dall’immaginario
«Abbiamo pensato all’immaginario di Catania e mancava una città diversa». Così Daniele Cavallaro, dell’associazione culturale Gammazita, presenta il non-concorso Catania abbandonata. Una risposta, senza intenzioni di polemica, alla rassegna I like Catania indetta dal Comune di Catania insieme a diverse realtà locali. «Io capisco che quella sia un’iniziativa promozionale, ma il lavoro che proponiamo può restituire ai catanesi l’idea di una città con tanti spazi abbandonati e inutilizzati ma che fanno comunque parte del tessuto urbano – continua Cavallaro – Ognuno con la loro storia, anche in posti poco più in là del centro storico». Luoghi da scovare e inserire in un’alternativa mappa etnea, con l’aiuto dei cittadini e dei loro scatti, da inviare alla pagina Fb dell’associazione con l’hashtag #cataniaabbandonata e una breve descrizione.
Edifici privati ormai semidistrutti dal tempo e dall’incuria, ma anche tanti beni pubblici e industriali. In zone meno frequentate e conosciute della città, come Catania Sud. Ma non solo. «Ci sono anche tanti teatri e arene ormai abbandonati». Una lunga lista che «può diventare una piccola ricerca collettiva sulla città», nelle intenzioni di Gammazita, che non vuole fermarsi al solo aspetto documentale. «Il senso è far nascere proposte e idee sulla Catania abbandonata – spiega Cavallaro – Si parla di rilancio della città ancora con logiche degli anni ’70-’80, quando invece basterebbe riutilizzare gli spazi affidandoli alle tante associazioni cittadine».
Alcune della quali hanno già messo in pratica l’idea, facendo da sé e occupando alcuni beni abbandonati: come il teatro Coppola, rimesso in funzione dall’omonimo gruppo di artisti, o il campo San Teodoro, tornato in vita con i Briganti rugby di Librino. Anche loro possibili protagonisti delle foto. «In questi anni c’è stato molto fermento e il non-concorso serve anche a farlo conoscere e a ragionarci su», conclude Cavallaro. Con una chiamata alle armi fotografiche che durerà almeno fino alla fine di maggio.