Catania-Svezia e ritorno, in cerca di lavoro «Voglio credere che qui ci siano opportunità»

«Voglio credere che in Italia ci siano ancora delle opportunità». Un anno e mezzo fa, Christian Napoli, 25 anni, catanese, si trasferisce in Svezia e trova lavoro nell’International Preeschool di Gothenburg. In queste scuole, i bambini dai 5 ai 6 anni apprendono le nozioni base delle materie principali e non solo. «Qui si insegna l’empatia e il rispetto verso tutto ciò che ci circonda» spiega. Un lavoro gratificante che ha permesso a Christian di perfezionare la lingua inglese. Poi, un mese fa, una mail dalla casa editrice Lettere Animate lo fa tornare in Italia per la pubblicazione di un libro, In Memoriam, scritto due anni fa insieme a Soraya Kalantari, catanese anche lei.

Tutto comincia nel 2010, quando Christian si iscrive alla facoltà di Lingue di Catania, ma non riesce a completare gli studi a causa delle difficoltà economiche. Cerca di trovare lavoro, ma non basta. Così nel 2013 decide di trasferirsi in Svezia, per amore e perché «questo Paese ha un mercato del lavoro ampio». Per i primi mesi, Christian invia curricula e, intanto, essendo disoccupato, lo Stato svedese lo aiuta con trecento euro al mese. «Le istituzioni sono molto coinvolte nella ricerca di impiego per il singolo – racconta – Ti propongono liste di posti disponibili, selezionati in base alla tua istruzione e alle tue esperienze». Dopo quattro mesi, il 25enne trova lavoro come supplente in una delle sedi dell’International Preeschool di Gothenburg: assunto con un contratto a prestazione, purtroppo non può richiedere un codice fiscale permanente. Riesce a ottenere solo un codice fiscale provvisorio, che però gli permette di pagare le tasse e di versare i contributi.

Durante questo percorso, Christian ha avuto l’opportunità di conoscere il metodo di insegnamento svedese: la scuola insegna, soprattutto, ad accettare le diversità, di qualsiasi tipo e a farlo sin da piccoli. «Ai bambini viene spiegato, per esempio, che possono esistere diverse tipologie di famiglia: quella con mamma, papà e figlio; con due mamme e una figlia o con un papà single e un figlio da mantenere» spiega. Come tutti i paesi, anche la Svezia ha i suoi lati negativi: la sanità per esempio non è al pari dell’Italia perché «lì non hai un medico di famiglia e quindi – continua Christian – non puoi essere seguito da un solo dottore che magari conosce già il tuo problema meglio di un altro». Un altro aspetto differente dalla realtà italiana, spiega il giovane, è la freddezza con cui gli svedesi vivono le relazioni sociali. Spesso il distacco è tale che rende difficile, nel privato, aiutarsi a vicenda. «Occorrono anni per fare amicizia» dice Christian, e lo ammettono gli svedesi stessi.

«È stata una bellissima esperienza ma non avevo tempo per me stesso – continua – La mia vita si divideva tra casa e lavoro e mi mancavano gli affetti. Poi, la mail dalla casa editrice mi ha dato la forza di tornare, senza avere rimpianti». Un mese fa, la casa editrice Lettere Animate ha proposto la pubblicazione di un libro, scritto insieme all’amica Soraya Kalantari. In Memoriam è ambientato dopo la Seconda Guerra Mondiale e affronta tematiche psicologiche vissute dalla protagonista che, mentre lavora in un ospedale psichiatrico, aspetta il ritorno della persona amata. Il libro esamina il confine tra normalità e follia, portando alla scoperta di alcuni misteri che in parte vengono svelati. «Mi piacerebbe continuare a scrivere», dice Christian. Anche Soraya vorrebbe continuare il suo lavoro nel campo dell’editoria e insieme hanno già cominciato a lavorare su una nuova trama. All’ombra del Liotro.

Martina Lo Giudice

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