Politica

A Catania, dopo dieci anni, c’è un nuovo regolamento per l’affidamento dei beni confiscati alla mafia

Il Comune di Catania, dopo dieci anni, ha un nuovo regolamento per l’affidamento dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Un documento che va ad abrogare quello che era stato approvato nel giugno del 2014 e che è stato votato all’unanimità dai trenta consiglieri presenti ieri sera nell’aula di Palazzo degli elefanti. «Un regolamento all’insegna della trasparenza – ha sottolineato l’assessora ai Beni confiscati Viviana Lombardo che ha illustrato l’atto durante la seduta del Consiglio comunale – frutto di un lavoro condiviso anche con il mondo accademico e delle associazioni».

Trentuno articoli distribuiti in cinque capi: principi, finalità, oggetto, disposizioni; procedura di acquisizione dei beni confiscati; procedura per l’assegnazione dei beni confiscati; controlli; disposizioni transitorie e finali. Tra le novità c’è il progetto di un ufficio e uno sportello sui beni confiscati – al civico 6 di via Monte Sant’Agata – dove sono iniziati i lavori per la riqualificazione dei locali. Tra i vari punti figurano il registro dei beni confiscati, lo sportello per l’utenza, la costituzione di un osservatorio permanente, le linee guida per la destinazione dei beni confiscati, l’utilizzo diretto per finalità istituzionali e sociali, l’utilizzo per finalità istituzionali attraverso l’assegnazione a società partecipate, enti strumentali e aziende speciali, l’utilizzo per fini abitativi, la concessione a terzi per finalità istituzionali e sociali.

Secondo le disposizioni di legge su cui si basa anche il regolamento del Comune di Catania, i beni immobili confiscati alla mafia possono essere trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del Comune. Gli enti possono amministrare direttamente il bene o, sulla base di apposite convenzioni, assegnarlo in concessione – a titolo gratuito e nel rispetto dei principi di trasparenza, adeguata pubblicità e parità di trattamento – a comunità, anche giovanili, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali, a organizzazioni di volontariato, a cooperative sociali, o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti, nonché alle associazioni di protezione ambientale.

Redazione

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