Ormai il refrain è più che noto: dalle parti del centrodestra la possibilità di assegnare delle poltrone, siano pure di secondo piano, è in grado di mandare tutti fuori di testa. Lo si è visto con la Regione, non ne è rimasto immune il Comune di Palermo e ora, evidentemente, tocca al Comune di Catania non fare eccezioni e lanciarsi nelle lotte intestine alla maggioranza, puntualmente smentite dai diretti interessati, per fantomatici equilibri elettorali, accordi, percentuali e altre amenità. All’ombra dell’Etna, tuttavia, Centrodestra ingordo non ci sono posizioni che bastano. Strumentale tutto il resto. è persino riuscito a sortire risultati opposti, con le due anime della minoranza di palazzo degli Elefanti, Partito democratico e Movimento 5 stelle, pronti a battagliare tra loro per le briciole.
Così, mentre la maggioranza del sindaco Enrico Trantino decide in barba alla consuetudine e ogni forma di garanzia e sportività di tenere per sé pure le vicepresidenze delle commissioni consiliari, alle latitudini opposte Pd e M5s non se le mandano a dire dopo la nomina di Gianina Ciancio per l‘unico posto, tra l’altro appositamente uscito fuori dal cilindro del centrodestra, che aveva già accaparrato i dieci posti a disposizione, da vicepresidente di commissione. Screzi, accuse reciproche e con tutta probabilità una figura non bellissima agli occhi di chi l’agone politico lo osserva dall’esterno.
«È più che evidente che i rapporti non siano idilliaci, inutile nascondersi dietro altre dichiarazioni – dice a MeridioNews Eugenio Saitta, ex deputato e referente cittadino del Movimento 5 stelle – Ma è un discorso che riguarda solo la sfera consiliare, non facciamo di tutta l’erba un fascio, abbiamo tantissimi rapporti con tutto il mondo del Partito democratico. La difficoltà maggiore è che per tempo abbiamo cercato un dialogo nel rispetto dei ruoli istituzionali, visto che siamo chiamati a fare opposizione insieme e abbiamo avuto problemi a raccordarci. Abbiamo fatto tutti i tentativi di questo mondo per parlarci e coordinarci, ma questo non è mai avvenuto. Manca questo raccordo».
Un raccordo che pure in ambito nazionale e locale langue. «Pure Con il Pd a livello nazionale manca un accordo strutturale e anche nelle varie competizioni si cerca di trovare una quadra sui contenuti e se c’è si va insieme, altrimenti no, questo è un dato ormai consolidato – prosegue ancora Saitta – Anche a livello regionale non sono mancati i punti di frizione, ma si cerca di fare un’opposizione comune».
A gettare acqua sul fuoco ci pensa tuttavia Maria Grazia Leone, omologa di Saitta, ma sotto le insegne del Partito democratico di Catania. «Sono vicende normali che accadono all’interno del Consiglio comunale – Spiega la segretaria Dem – Credo non ci fosse intenzione da parte della maggioranza di coinvolgere i gruppi di minoranza, se ci fosse stata un’intenzione di apertura avrebbero riconosciuto a ogni gruppo la dignità di esistere e non avrebbero innescato questo. Ci troviamo di fronte a un centrodestra ingordo, per cui non ci sono posizioni che bastano. Tutto il resto è strumentale. C’è una ragione imprescindibile di aritmetica che è stata ignorata per fare uno sgarbo al Pd, evidentemente su questo punto un pezzo della minoranza e la maggioranza si sono trovati d’accordo». E sui nemici-amici del M5s: «Se avessimo avuto la stessa identità saremmo stati destro ad una unica lista. Restano evidenti due cose che il Pd ha votato per il Pd e che la maggioranza non ha mai avuto nessuna reale intenzione di collaborare col PD sul piano delle garanzie. Complice sicuramente il fatto che ci sono volute dieci posizioni per metterli d’accordo. Le collaborazioni si possono sempre costruire, sui temi seri, sulle questioni vere, provando a restituire un poco di sostanza alla politica».
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