«Di un’opera d’arte siamo abituati a cogliere una vista d’insieme. Adesso invece potremo godere dei particolari, dalla piccola crepa alla pennellata, ma soprattutto dei dettagli che l’autore ha voluto disseminare nel dipinto». Un Castello Ursino ancora ben riconoscibile, così come le scene di vita quotidiana nascoste all’interno dell’affresco che troneggia nella sacrestia del Duomo di Catania: la raffigurazione attribuita a Giacinto Platania dell’eruzione del 1669 che colpì la città. Visibile fino a questa mattina solo dal vivo e adesso, a partire dalle 10.30, disponibile online in versione digitale ed alta risoluzione sul sito del Duomo etneo. E’ la sorpresa che l’ente Chiesa Cattedrale ha voluto organizzare insieme all’associazione Officine Culturali e al fotografo catanese – ma da vent’anni a Torino – Antonino Del Popolo in occasione delle festività agatine.
Catania in gigapixel è un progetto a cavallo tra storia, arte e tecnologia. Rivolto non solo ai catanesi. «Si tratta di una tecnica che serve a godere dei dettagli in maniera più precisa, ma anche a monitorare lo stato delle opere d’arte del nostro patrimonio artistico – spiega Francesco Mannino, presidente dell’associazione di promozione culturale e turistica etnea Officine culturali – L’altro vantaggio è quello di rendere le opere raggiungibili da tutti anche a grandi distanze perché disponibili su Internet». Un’idea innovativa per Catania, ma le cui potenzialità sono già state sfruttate altrove, com’è successo ad esempio a Torino con la Sacra Sindone, anch’essa digitalizzata. «Noi abbiamo visto un’anteprima del lavoro sull’affresco della Cattedrale e l’effetto è davvero incredibile», garantisce Mannino.
Un risultato che ha avuto bisogno di due notti di lavoro da parte del fotografo Antonino Del Popolo. «In sacrestia c’è un lucernario e, cominciando a lavorare, ci siamo accorti di come la luce del giorno facesse virare i colori dell’affresco al blu – racconta Mannino – Così abbiamo optato per delle riprese in notturna, due notti di lavoro fino all’alba, impegnative ma anche intriganti». Il risultato è Catania in gigapixel, «un modo importante per godere dei beni culturali di solito di difficile accesso, che porta la città e la Sicilia tutta avanti nell’utilizzo di tecnologie applicate alla fruizione della cultura e, infine, un valido aiuto alla dimensione della ricerca», commenta Davide Bennato, docente di Sociologia dei media digitali all’università di Catania.
E’ così che, dalla rappresentazione urbana dell’affresco con il fiume di lava che sta per cingere Castello Ursino, si arrivano a notare particolari impossibili da cogliere dal vivo. «Dettagli architettonici riconoscibili ancora oggi, ma soprattutto scene umane decisamente curiose che non vogliamo svelarvi». E che ognuno potrà scoprire da sé analizzando l’immagine pixel dopo pixel. Senza dimenticare una domanda: «Questi particolari non erano visibili neanche all’epoca, come mai il pittore li riproduceva con questa cura? – chiede agli spettatori Enrico Iachello, docente di Storia moderna dell’università di Catania, interpellato dagli organizzatori – E’ un aspetto che rimette in gioco il valore sacrale dell’affresco».
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