Catania e dintorni con la sanità pubblica allo sbando Metafora e immagine di una Sicilia che lentamente affonda

Che succede nella sanità catanese? Praticamente niente. E il problema è proprio questo: che tutto rimane bloccato, immobile. Nelle settimane che hanno preceduto la crisi del secondo Governo regionale di Rosario Crocetta sembrava che la situazione si fosse sbloccata. Ida Grossi è stata nominata alla guida dell’Azienda sanitaria provinciale; Francesco Garufi alla guida del Cannizzaro e Giampiero Bonaccorsi al Policlinico universitario. Sembrava che finalmente la gestione della sanità etnea sarebbe uscita dalla lunga stagione commissariale. Invece tutto rimane come prima. Forse peggio di prima. 

Le leggi sono quelle che sono. E vanno rispettate. Dopo le nomine effettuate dal Governo, curricula e documenti vari vengono spediti alla prima Commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana (Affari istituzionali). In condizioni ordinarie, se tutto è a posto, la Commissione impiega uno o due giorni ad esaminare e approvare le nomine. 

Ma, da mesi, nella politica siciliana, tutto è fuori posto. La lunga crisi di Governo – con il confronto serrato tra il Pd e il presidente della Regione Crocetta – è andata avanti dalla scorsa primavera fino alla nascita, qualche settimana addietro, del terzo Governo regionale di questa tormentata legislatura. In questi mesi di crisi la Commissione Affari istituzionali, presieduta da Antonello Cracolici (Pd), si è guardata bene dall’esaminare le nomine ai vertici delle Azienda sanitarie e ospedaliere siciliane. Così tutta la sanità pubblica dell’Isola è rimasta commissariata. 

Insomma, gli abitanti di Catania e della provincia etnea debbono avere un po’ di pazienza. La politica ha i suoi tempi. Finalmente, qualche giorno fa la Commissione Affari istituzionali dell’Ars ha avviato l’esame delle nomine ai vertici delle Azienda sanitarie e ospedaliere della Sicilia. E qui il colpo di scena: cinque nomine sono state bloccate. Tra queste, neanche a dirlo, le tre nomine di Catania: quelle dei già citati Ida Grossi, Franco Garufi e Giampiero Bonaccorsi. Più i manager sanitari di Caltanissetta (Carmelo Iacono) e di Enna (Giovanni Fidelio). Perché?

Due le motivazioni. Prima motivazione: il Governo non ha fornito alla Commissione Affari istituzionali la documentazione relativa alle esclusioni di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò. Di questa vicenda piuttosto strana il nostro giornale si è occupato più volte. Sono i due direttori che prima sono stati nominati dal Governo Crocetta. Che li ha, però, lasciati a bagnomaria per un paio di mesi, fino a quando non è entrato in vigore un decreto nazionale che impedisce ai dirigenti pensionati di occupare cariche apicali nelle Amministrazioni pubbliche. 

In pratica, Cantaro e Pellicanò sono sì stati nominati, ma non hanno mai firmato il contratto, non perché non l’hanno voluto firmare, ma perché il Governo non gliel’ha fatto firmare. Insomma Crocetta e compagni hanno trovato un modo un po’ gesuitico per mettere in fuori gioco due dirigenti espressione di una parte del Pd che, a quanto pare, non andava a genio allo stesso governatore e ai suoi alleati. Come vedremo, la vicenda non è chiusa, perché i due esclusi hanno presentato ricorso. 

Quello che va sottolineato è che di questa storia, della quale hanno parlato tutti i giornali, la Commissione Affari istituzionali dell’Ars non era stata burocraticamente informata. Chissà perché. 

C’è, poi, una seconda motivazione che ha bloccato queste cinque nomine. Si è scoperto che, incredibilmente, gli uffici dell’assessorato regionale alla Salute non hanno inviato alla prima Commissione dell’Ars le relazioni tecniche sui nominati. E siccome è già successo che qualche nominato non era a posto con la documentazione (c’erano informazioni sbagliate: e non si è capito se a sbagliare sia stato il nominato o chi l’ha designato), la Commissione ha chiesto all’assessorato le ‘carte’ dei cinque nominati. 

Ieri ci hanno assicurato che l’assessorato alla Salute, entro oggi, invierà tutta la documentazione. La Commissione Affari istituzionali si riunirà mercoledì. In condizioni ordinarie, se tutto filerà liscio, la Commissione dovrebbe approvare le nomine entro la fine della prossima settimana. Ma tutto filerà liscio?

Questa, come si usa dire, è una bella domanda. Proprio sui cinque nomi bloccati non ci dovrebbero essere problemi. Ma non possiamo non ricordare – per completezza d’informazione – che se prima per ‘bocciare’ una nomina, in prima Commissione, ci volevano 10 voti su 15 (tanti sono i deputati che compongono la prima Commissione), ora ne bastano 8 su 15. Vedremo.  

Ma, prima Commissione a parte, la sensazione – palpabile – è che il Governo regionale stia prendendo tempo. La storia della documentazione incompleta potrebbe essere una mezza recita per allungare il sugo, come si usa dire dalle nostre parti. Perché?

Ricordiamo che su tutto l’iter che ha portato alle nomine dei manager della sanità siciliana pesa un numero impressionante di ricorsi. C’è stata, è vero, una fase interlocutoria. Ci sono stati decreti di nomina annullati in autotutela. Anche trattative, più o meno celate, con qualche ricorrente. E anche qualche nomina – lo possiamo dire, tanto nessuno si offende – per provare a rendere meno impervia la strada. Ma tanti ricorsi rimangono in piedi. E il Governo li teme. Per gli effetti politici e amministrativi che potrebbero provocare. 

Intanto, pronto accomodo, ci sono i ricorsi di Pellicanò e Cantaro. E se, come si sussurra, i giudici dovessero dare ragione ai due esclusi, esploderà una baraonda politica. Perché si certificherebbe che le due esclusioni sono state un po’ maramalde. Sotto il profilo amministrativo non dovrebbe succedere niente: i due non hanno mai firmato il contratto e, dunque, non c’è un vincolo per l’Amministrazione. Forse ci potrebbe essere un risarcimento: ma la baraonda politica, come già accennato ci sarebbe di certo. 

Accanto a questi due ricorsi ci sono i ricorsi avverso tre nomine ipotizzate come illegittime; quindi i ricorsi avverso i procedimenti che hanno portato alla selezione dei 76 nominabili; e persino i ricorsi sulla commissione di saggi nominata dall’assessore alla Salute, Lucia Borsellino. Insomma di tutto e di più sotto il profilo amministrativo. 

Di fronte a questa gran mole di ricorsi il Governo regionale non è tranquillo. E ne ha motivo. Perché di forzature, nei procedimenti amministrativi che hanno portato alla selezione e alla nomina del manager della sanità, ne sono state fatte tante. Forse troppe. Alcune di queste forzature potrebbero essere censurate dai giudici amministrativi. Con il pericolo che una parte o, perché no?, tutto l’impianto amministrativo architettato fino ad oggi possa essere rimesso in discussione. 

Meglio prendere tempo. Aspettando i giudizi che dovrebbero maturare entro novembre. O a dicembre. Anche perché se dovesse crollare una parte o tutta l’impalcatura amministrativa bisognerà riconciare daccapo: rivisitazione dei criteri, nomine in Giunta, atti alla prima Commissione, esame dei curricula, altri immancabili ricorsi e poi, forse, a Dio piacendo, gli insediamenti. 

Intanto il tempo passa. E tutta la sanità pubblica siciliana resta commissariata. Si procede a tentoni. Senza un programma preciso. A cominciare da Catania e provincia, dove la sanità pubblica, lentamente ma inesorabilmente, implode. L’ultima cosa che conta, alla fine, sono i bisogni dei cittadini che aspettano, aspettano aspettano. Prima viene tutto il resto. O no?

Giulio Ambrosetti

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