«L’assessore regionale Lucia Borsellino ha dichiarato che la sanità siciliana è l’unica del Sud ad avere un avanzo di gestione di 25 milioni di euro dovuto anche alla migliore qualità dei servizi. Se fosse prima venuta a vedere i nostri ospedali se lo sarebbe risparmiato». Una beffa, che segue numerosi danni, secondo Calogero Coniglio, segretario regionale del coordinamento nazionale infermieri aderente ai sindacati indipendenti. Per i quali il problema principale resta sempre uno solo: la carenza di personale, in media di 60 unità negli ospedali catanesi. Un sottodimensionamento che adesso Coniglio chiede di colmare proprio attraverso questo nuovo e cospicuo gruzzolo regionale, attingendo alla sofferta graduatoria dell’ultimo concorso regionale del 2010.
«Se si parla di qualità dell’assistenza, bisogna investire per non fare fuggire i cittadini-pazienti – continua il sindacalista – Dove ci sono pochi infermieri e medici, aumentano i carichi di lavoro e così il rischio di sbagliare». Come al reparto rianimazione dell’ospedale di Enna dove, dalle segnalazioni dei pazienti, risultano solo due infermieri per sette posti letto e un ausiliario condiviso con altri reparti. «Anziché uno ogni due e con un ausiliario fisso, come prescrive la legge». Solo uno dei tanti esempi di strutture sanitarie in bilico, che hanno bisogno di personale.
«Per assumere servono graduatorie valide, carenze rilevabili dalle dotazioni organiche e disponibilità economica», spiega Coniglio. Dopo una battaglia giudiziaria, dell’ultimo concorso del 2010 – diviso nei bacini occidentale e orientale – è rimasta in piedi solo la graduatoria orientale. Per questo Coniglio chiede che venga dato mandato al Cannizzaro, che ha coordinato il concorso per questa parte della regione, di rivedere i titoli dei vincitori e stilare una nuova graduatoria che permetta le assunzioni nelle 17 aziende sanitarie del bacino orientale. Per conoscere la dotazione organica e quindi le eventuali carenze della struttura bisognerà invece aspettare giugno. Mentre per i soldi, il problema potrebbe essere risolto con l’avanzo milionario dichiarato dall’assessore Borsellino. Almeno secondo il piano del sindacato.
A Catania, ad avere maggiore bisogno di un simile intervento è sopratutto il Policlinico Vittorio Emanuele, che dovrebbe avere due sole sedi – il nuovo San Marco a Librino e l’attuale Policlinico – chiudendo le altre, al momento ancora in funzione. «Il personale però è stato calcolato su due soli monoblocchi – spiega il sindacalista – e invece si deve spostare tra cinque diverse strutture». Nella classifica dei presidi etnei più sguarniti segue l’Asp 3, la cui dotazione di organico va dislocata in vari distretti a chilometri di distanza l’uno dall’altro. «Al Cannizzaro invece il problema si pone soprattutto per la chirurgia d’urgenza in pronto soccorso – aggiunge Coniglio – Mentre il Garibaldi è quello che sta relativamente meglio, avendo rinnovato gli incarichi a tempo indeterminato, altrove tutti non confermati». Come al Policlinico, dove restano solo sette infermieri non precari.
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