«C’è una Catania diversa». E’ questo il motto che accomuna i membri del nuovo progetto politico Catania Bene Comune. Nato sulla scia dell’entusiasmo dello scorse consultazioni elettorali a Palagonia – dove l’omonimo gruppo capeggiato da Valerio Marletta ha ottenuto il governo cittadino – gli esponenti etnei puntano a ripetere il successo alle prossime elezioni amministrative. Con le stesse parole chiave: i giovani, le competenze e l’appartenenza a una sinistra che si è formata nei movimenti di lotta e nell’associazionismo. A correre a Catania per la carica di sindaco è Matteo Iannitti, 24 anni, leader del Movimento studentesco cittadino. Attorno a lui, una squadra di trentenni o poco meno, già designati come eventuali futuri assessori. Tutti insieme, in questa settimana, hanno dato il via alla campagna elettorale: sabato con un flash mob in piazza Stesicoro e domenica con una visita guidata da Giovanni Caruso del centro Gapa per il quartiere popolare di San Cristoforo.
Due facce della diversità a cui fa spesso riferimento Catania Bene Comune. «Noi vogliamo essere altro», spiega Iannitti. Altro rispetto ai poteri forti cittadini, a chi sceglie la strada della privatizzazione dei servizi, «a chi ha messo in ginocchio la città». Interessi tutelati, secondo i membri del gruppo, dagli altri candidati principali: l’attuale sindaco Raffaele Stancanelli, il più volte primo cittadino Enzo Bianco e il docente di Economia Maurizio Caserta. «Maurizio Biancanelli, come lo abbiamo ribattezzato», facendo la somma dei tre. Lo stesso ibrido personaggio che sabato, in piazza Stesicoro, ha provato a vendere all’asta la statua di Vincenzo Bellini. Prezzo di partenza, un euro. «Per i normali cittadini. Per i soliti imprenditori noti come Ennio Virlinzi o Mario Ciancio anche gratis», racconta Iannitti. Una provocazione, durante un banchetto autorizzato dal Comune di Catania, che attira la Digos. «Alcuni di noi sono stati identificati e io, che dopo tutto sono pur sempre un candidato sindaco, sono stato interrotto nel mio discorso. E’ una cosa di una gravità inaudita», commenta.
Ma la diversità di Catania Bene Comune vuole stare anche nei temi. Troppo facile, secondo i membri, sparare a zero su quelle che vengono viste come le grandi speculazioni cittadine: il parcheggio in piazza Europa – in consegna dopo anni di lavori e vicende giudiziarie -, i campi da golf previsti nel Pua della Playa, l’uso massiccio del project financing come accordo con i privati. «Noi riteniamo che siano tutte opere di cui i cittadini non sentono la necessità», spiega Daniela Urso, assessore designato all’Urbanistica. Ingegnere, 36 anni, ma soprattutto «una catanese che vorrebbe restarci». Per lei le vere priorità sono la mobilità – che renda Catania una città bel collegata come le metropoli italiane – e piccole opere urbanistiche che non siano calate dall’alto.
Un ritorno dei cittadini nella vita catanese che è anche l’obiettivo di Sara Giorlando, assessore designato al Bilancio partecipativo, al Debito, all’Energia e Ambiente. Deleghe che scottano per l’insegnante-avvocato, membro del Forum dell’acqua etneo, che però ha le idee chiare: «Le società partecipate comunali sono nate per fare cassa. Perché le risorse del territorio, come l’acqua e i rifiuti, possono trasformarsi in denaro. Perché allora regalarlo ai privati? Secondo noi vanno gestite in modo efficiente dal Comune». Che di soldi sembra avere ancora bisogno, sempre sull’orlo del dissesto. «Noi proponiamo che venga istituita una commissione che ci dica chi ha creato il debito, come e verso chi – spiega – Perché noi non abbiamo intenzione di pagare i soliti noti che si sono arricchiti alle spalle della città. Preferiamo usare quei soldi per aiutare chi la crisi la sta subendo. Delle due l’una».
Di tutto questo e sono solo si parla domenica, passeggiando per le strade di San Cristoforo. Tra una piazza intitolata a un prete ma meglio conosciuta come piazza della cocaina, le stalle abusive e lo spreco di soldi pubblici per progetti mai realizzati. «La campagna elettorale deve partire necessariamente dai quartieri – commenta Iannitti – Ma solo se guidati da chi ci lavora da anni, come in questo caso il Gapa. E’ troppo semplice fare turismo politico e venire qui a fare gli esperti quando il resto dell’anno si è stati nella propria casa in centro». E così – tra la carcassa di un motorino rubato, la targa di una misteriosa auto francese e la carta di credito sottratta a una certa Margherita e abbandonata dal suo scippatore – Catania Bene Comune inizia a costruire il suo programma per la città.
[Foto di Matteo Iannitti]
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