Coliformi, escherichia coli, enterococchi. Ruota attorno a questi tre batteri l’apprensione dei cittadini di Castelvetrano, la città del Trapanese da settimane alle prese con la contaminazione della rete idrica entrata in contatto con i reflui fognari. Negli scorsi giorni l’Asp, di concerto con il Comune, ha effettuato nuovi prelievi dopo gli interventi di riparazione compiuti dai tecnici nei giorni scorsi. Dai risultati è emerso che la situazione è migliorata, ma il problema non è stato ancora risolto completamente.
«L’ultimo campionamento ci dice che i valori sono ancora fuori norma in un punto di via Filzi – spiega a MeridioNews il commissario straordinario Salvatore Caccamo – mentre precedentemente le zone erano molte di più. L’obiettivo è riuscire a intercettare il prima possibile anche questo punto di infiltrazione e intervenire per evitare il prosieguo della contaminazione». Nell’attesa continuano a rimanere valide le ordinanze di divieto di uso dell’acqua sia a fini alimentari che igienici. «In linea teorica potrei restringere il raggio dell’area interessata dall’ordinanza, ma ho chiesto un nuovo campionamento e altre analisi per confermare l’ultimo risultato – prosegue Caccamo -. Come Comune stiamo facendo tutto il necessario per risolvere un problema che ha causato già diversi disagi». Ma il commissario respinge nuovamente la possibilità che sia scattata un’epidemia a causa della contaminazione di decine di abitanti. «Noi siamo tenuti a rimetterci alle informazioni provenienti dall’Asp e comunicazioni di questo tenore non ne sono arrivate», sottolinea.
A riguardo nei giorni scorsi MeridioNews ha messo in luce la contraddizione tra i dati raccolti dal Tribunale del malato e le comunicazioni fatte dall’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, con quest’ultima che non aveva escluso che all’origine della incongruenza potesse esserci la mancata trasmissione delle informazioni da parte di medici di base e guardia medica. «Nonostante lo imponga la legge», ha detto il direttore del dipartimento Prevenzione Francesco Di Gregorio.
Gli apparenti piccoli passi avanti nella risoluzione della problematica, intanto, non rassicurano i cittadini. Sono molti ad avere deciso di fare analizzare autonomamente l’acqua che esce dai propri rubinetti per poi pubblicare i risultati su un gruppo Facebook nato per l’occasione. «Ogni residente ha il diritto di volerci vedere chiaro – dichiara Caccamo – però mi sento di aggiungere che l’acqua che fuoriesce dai rubinetti può essere quella erogata prima delle ultime riparazioni, specialmente se raccolte in vasche di accomulazione che servono i singoli palazzi. Questo significa – specifica il commissario – che i valori possano fotografare una situazione diversa rispetto a quella attuale».
La tesi, tuttavia, sembrerebbe smentita da una famiglia di via San Martino. «La settimana scorsa abbiamo ricevuto i controlli dei tecnici dell’acquedotto che hanno ravvisato un cattivo stato della cisterna – spiega un 38enne -. Noi abbiamo provveduto a ripulirla e farla sanificare, ma al contempo abbiamo fatto prelevare un campione in un punto della rete idrica precedente all’immissione dell’acqua nella vasca e il laboratorio ci ha detto che in quel punto l’acqua risultava ancora più inquinata». E così, mentre si ragiona sui valori registrati dai laboratori di analisi, la vita quotidiana è pesantemente condizionata dall’impossibilità di usare l’acqua. «Già da prima della contaminazione usiamo l’acqua in bottiglia sia per bere che cucinare ma il problema per noi rimane perché – conclude il residente – siamo costretti a lavarci andando dai parenti».
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