«Non ci può essere alcun decoro urbano senza i valori di legalità e trasparenza e senza una chiara e forte lotta a mafia e corruzione, figlie della malapolitica e dell’ingiustizia sociale». Anche l’associazione Gapa e le redazioni de I Cordai e I Siciliani giovani commentano duramente la telefonata svelata da MeridioNews tra l’allora candidato sindaco Enzo Bianco e l’editore e direttore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio. Un dialogo, quello intercettato dai carabinieri del Ros, nel quale i due secondo gli investigatori entrano nel merito del progetto Pua (Piano urbanistico attuativo, variante Catania Sud), sulla cui approvazione si era espresso il giorno precedente il consiglio comunale etneo.
Il progetto viene definito dai componenti dell’associazione che opera a San Cristoforo e dalle due redazioni come «un business da 300 milioni di euro, che turba l’equilibrio ambientale e moltiplica con una colossale speculazione edilizia il valore dei terreni agricoli di proprietà per il 30 per cento di Mario Ciancio – scrivono in un comunicato stampa – L’unica impresa che si è aggiudicato l’attuazione del progetto è Stella polare, che gli investigatori presumono vicina ai clan mafiosi Ercolano-Laudani». Dubbi, quelli di una presunta infiltrazione di Cosa nostra catanese, espressi dalla procura di Catania in merito ai tre soci della società: il veronese Renzo Bissoli e i catanesi Salvatore Modica e Francesco Strano.
«Questa vicenda, che segue da vicino quella della discoteca Empire, è intollerabile», prosegue la nota. Il riferimento è alla collaborazione stretta tra l’amministrazione comunale e il locale di via Zolfatai confiscato dagli inquirenti perché intestato a Mimmo Di Bella, ritenuto un prestanome del presunto boss Giacomo Maurizio Ieni, del clan Pillera.
Gapa, I Cordai e I Siciliani giovani «esigono quindi le immediate dimissioni del sindaco Bianco e della sua giunta». E poi rivolgono un appello alla «cosiddetta società civile catanese». Che «dovrebbe finalmente, in modo unitario e senza ambiguità, prendere le distanze da questa amministrazione, unirsi alle organizzazioni che ne hanno già chiesto le dimissioni, raccogliere l’appello del Gapa e de I Siciliani giovani che da due anni chiedono un’iniziativa unitaria delle associazioni per conquistare una gestione equa e corretta dei beni sequestrati alla mafia».
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