«Lunedì 23 maggio c’è stata l’udienza del riesame, solo che noi non ne avevamo avuto notizia, perché non c’è stato notificato nulla, hanno sbagliato tutto». A parlare è l’avvocato Bartolo Parrino, legale – insieme ad Antonio Ingroia – del giornalista Pino Maniaci, accusato di estorsione dalla Procura di Palermo, che ha richiesto per il direttore di Telejato la misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani. Misura che potrebbe rivelarsi nulla, dal momento che lo stesso cronista e i suoi difensori non sono stati messi al corrente per tempo della data dell’udienza.
«I miei collaboratori – spiega Parrino – hanno saputo per caso da un cancelliere che ci sarebbe stata udienza il 23 maggio, noi eravamo a conoscenza solo di quella del 30 maggio. Ci siamo quindi informati ed effettivamente ci avevano notificato degli atti non validi, per cui mi sono presentato in aula e ho eccepito la nullità, chiedendo il termine a difesa». In questo modo, non c’è più il tempo di fissare una nuova udienza: «La legge prevede che il termine a difesa debba essere di tre giorni liberi dall’avviso», spiega anche Ingroia. Una eventuale scadenza fissata al 27 maggio, già oltre i dieci giorni di validità dell’ordinanza, emessa il 16 maggio. «L’effetto perciò è quello della decadenza della misura», chiarisce ancora Ingroia.
«Questo è un escamotage illegale? Se fossi il suo difensore, mi denuncerebbe subito per patrocinio infedele», torna a dire Parrino, che se la prende soprattutto con la stampa: «Dire che i difensori di Maniaci hanno voluto sfruttare questo cavillo per non entrare nel merito della questione è solo linciaggio mediatico e mi lascia allibito». Parrino non manca di fare il paragone anche con casi altrettanto eclatanti del passato o ancora in corso, continuando a recriminare sul comportamento tenuto dai giornalisti: «Non mi pare che in passato ci siano state levate di scudo contro la prescrizione di Silvio Berlusconi – e continua -. Nessuno polemizza perché la giudice Silvana Saguto non ha voluto rendere interrogatorio e spiegare la sua innocenza, rimandando tutto al processo. Le regole processuali valgono per tutti», aggiunge, augurandosi un atteggiamento più solidale nei confronti di Maniaci.
«Si tratta di un personaggio sui generis, ma non ha iniziato a fare antimafia ieri. Ci vuole più umanità – dichiara ancora il difensore -, anche verso Telejato e i suoi familiari, che subiscono le conseguenze di questa continua denigrazione». Domani intanto i due difensori presenteranno istanza di revoca della misura cautelare, il Gip deciderà di conseguenza. «Il 26 maggio decade la misura, quindi Maniaci il 27 dovrebbe essere libero – conclude l’avvocato Parrino -. Però a questo punto ci aspettiamo di tutto e di più, vedremo».
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