‘Caso’ Lampedusa: parla Legacoop Sicilia

DOPO LE AGGHIACCIATI IMMAGINI CHE HANNO FATTO IL GIRO DEL MONDO, CONFERENZA STAMPA, STAMATTINA A PALERMO, DEI VERTICI DELL’ORGANIZZAZIONE IMPRENDITORIALE. L’OCCASIONE PER RICORDARE CHE IL VERO RESPONSABILE DI QUELLO CHE ACCADE NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA E’ IL GOVERNO NAZIONALE. e, SEGNATAMENTE, LETTA E ALFANO

I gestori del Centro di accoglienza (si fa per dire) dei migranti di Lampedusa respingono le accuse. E ricordano che, da mesi, tempestano di lettere la Prefettura di Agrigento.
Lo hanno ribadito stamattina nel corso di una conferenza stampa celebrata a Palermo nella sede della Legacoop Sicilia. Era presente, tra gli altri,il presidente regionale dell’organizzazione imprenditoriale, Elio Sanfilippo. Che ha presentato la nuova cooperativa sociale che si accinge ad assumere la gestione dei servizi di accoglienza immigrati a Lampedusa.
Il presidente di Legacoop Sicilia ha sottolineato che la rappresentazione che è stata data degli operatori della cooperativa LampedusAccoglienza, attraverso i filmati diffusi dal Tg2 – se non interpretati nel senso reale, date le condizioni oggettive e le normative vigenti – assumono significati fuorvianti rispetto alle reali responsabilità.

Ad ogni buon conto la Legacoop si è subito mossa per approntare un nuovo soggetto capace di assicurare il massimo di efficienza e di responsabilità nei confronti dei migranti che, purtroppo, sono le vittime di questo andazzo organizzativo, logistico e normativo che regola la materia nel nostro Paese. Una frase dell’introduzione di Sanfilippo merita di essere considerata appieno. E riguarda la riflessione che la Legacoop nazionale sta facendo sulla questione dell’immigrazione per bocca del suo presidente, Giuliano Poletti, laddove questi afferma che la sua organizzazione si sta interrogando sulla opportunità di proseguire nell’attività “di assistenza a migranti e profughi se non si determinerà nell’immediato il cambiamento profondo nella politica dell’accoglienza e di integrazione con nuovi strumenti e nuovi modelli”.

A corredo delle argomentazioni, Sanfilippo ha fornito la documentazione comprovante l’ininterrotta serie di segnalazioni al Prefetto di Agrigento circa le insufficienze strutturali del Centro di accoglienza e, segnatamente, quelle riservate alle operazioni sanitarie. Tutte senza risposta alcuna.
Tuttavia, la Legacoop Sicilia ha provveduto ad organizzare una nuova struttura per meglio rispondere al compito da svolgere nell’assistenza ai migranti. Questa ha assunto la forma di società consortile ed a presiederla è stato incaricato una persona sicuramente competente: il professore Roberto Di Maria, docente di materie giuridiche presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo palermitano.
Il professore Di Maria ha presentato la società consortile Nuova LampedusAccoglienza adeguatamente strutturata per assolvere all’altezza il nuovo compito presso il Centro di accoglienza di Lampedusa. Segnalando, comunque, che ove non si dovesse provvedere alla modifica della legislazione di riferimento, non si rendessero più solleciti i trasferimenti e le identificazioni, nonché le procedure di accoglienza per i richiedenti asilo, non sono da ritenere improbabili nuovi episodi di scandalo, perché sono strettamente legati alla insufficienza e all’inadeguatezza delle strutture esistenti.

Tradotto in forma più comprensibile e magari prosaica, il capo del Governo del nostro Paese, Enrico Letta , e il suo vice, nonché ministro degli Interni, Angelino Alfano, che sono saliti in cattedra dichiarando che i responsabili saranno individuati ed allontanati, dovrebbero prendere atto che i primi a dover essere “allontanati” sono proprio loro: perché sono loro i veri responsabili dello sfascio che si riscontra l trattamento dei migranti: sono loro a non aver fatto nulla per modificare la legge Bossi-Fini, sono loro che non hanno reso rapidi i trasferimenti, sono loro che non hanno dotato gli impianti esistenti degli strumenti idonei per assistere i migranti. E sono ancora loro a non provvedono a rendere più sollecite le procedure riguardanti i richiedenti asilo.

Lo scarica barile o la ricerca di qualche capro espiatorio vanno bene, forse, una sola volta; ma quando il degrado e l’inciviltà dovessero ripresentarsi le responsabilità ricadrebbero interamente su chi non avrebbe strutturato adeguatamente il servizio. E’ facile scaricare le responsabilità sull’ultimo anello della catena: la cooperativa incaricata di realizzare il servizio non può far altro che operare nell’ambito delle condizioni date.

 

Riccardo Gueci

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