Un provvedimento vergato in burocratese, ma con intenti e conseguenze che diventano subito chiare. Il sindaco di Piedimonte Etneo Ignazio Puglisi prova a passare all’azione dopo la botta dell’inchiesta sui presunti furbetti del cartellino nel suo Comune. Nessuna accusa da parte della procura di Catania a carico degli organi politici, ma certo gli occhi dell’opinione pubblica sono comunque puntati sull’amministrazione del piccolo centro etneo. Ben 48 sono i dipendenti indagati per truffa aggravata in concorso, più della metà degli effettivi in servizio.
Gli accertamenti dei carabinieri si erano concentrati fra maggio e luglio 2015. Ne è venuto fuori un quadro «stucchevole», a detta dell’accusa, fatto di dipendenti che «sistematicamente» si assentavano dal Comune, dopo aver timbrato, per andare in giro a fare la spesa o altre faccende private. Addebiti anche per quanto riguarda gli scambi di badge, talvolta affidati perfino a minori. Gli inquirenti puntano il dito soprattutto sull’atmosfera di lassismo e di controlli che sarebbero stati omessi, quando non assai leggeri. Presunti illeciti che hanno tirato in ballo direttamente i dirigenti del Comune, in quattro gli indagati.
Dopo gli avvisi di conclusione delle indagini, il Comune ha avviato l’istruttoria sui procedimenti disciplinari. E così il sindaco ha preso atto della «configurabilità di potenziali conflitti di interessi» in capo alla dirigente del settore Affari generali del Comune, Francesca Grasso. Le vengono contestate, fra le altre cose, mancate timbrature del badge e ipotizzate assenze dal posto di lavoro per motivi privati come il recarsi al negozio del figlio. C’è poi l’accusa di presunte intimidazioni a danno di due dipendenti, volte a ottenere la modifica dei documenti che venivano dal software che rilevava le presenze giornaliere dei lavoratori.
Una determina di Puglisi affida, allora, non solo i procedimenti disciplinari alla segretaria comunale Linda Piazza, ma anche i poteri inerenti il controllo del personale, bypassando appunto il settore Affari generali. C’è poi l’ipotesi della costituzione di parte civile, preannunciata dal primo cittadino di Piedimonte già all’indomani dei primi avvisi della procura. La giunta ha conferito il relativo incarico a un legale per «tutelare le ragioni dell’ente quale parte offesa» e agire in sede processuale, quando e se si presenterà la circostanza necessaria.
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