Peggio di così non poteva andare. L’attesa assemblea cittadina sul futuro delle escursioni sull’Etna è culminata nel clamoroso abbandono della sala da parte degli operatori turistici di Linguaglossa. Un centinaio le persone, fra commercianti, albergatori, vettori di trasporto, che avevano preso parte al consiglio comunale aperto e che hanno voltato le spalle al sindaco Salvatore Puglisi proprio durante il suo intervento conclusivo. In precedenza una guida vulcanologica, Nikos Lo Giudice, aveva letto a nome della categoria un durissimo documento che, presentato come una proposta, alla fine si è trasformato in un vero e proprio ultimatum. «L’accesso ai crateri è lo strumento principe della fruizione del nostro territorio», si legge nel documento. E per questo gli operatori di Etna nord hanno invocato una «svolta seria, responsabile e rapida» sulla gestione della pista verso quota 3000, divisa fra i Comuni di Linguaglossa e Castiglione di Sicilia.
Certezze che però, a sentire i partecipanti alla riunione finita in caciara, il primo cittadino non sarebbe riuscito a trasmettere. Puglisi, prima della rottura, aveva chiesto ancora di pazientare. Perché in ballo c’è il project financing da oltre 23 milioni di euro che, a partire dallo sfruttamento della strada, programma ingenti investimenti infrastrutturali fra Gole dell’Alcantara e Piano Provenzana. «Aspettiamo l’istruttoria della Regione sul piano, vogliamo capire quanto tempo può passare per arrivare alla fase operativa, poi faremo una scelta», spiegava il sindaco. Scatenando la protesta di chi, invece, di pazienza non vuole più sentire parlare.
La «cura», secondo gli operatori, passerebbe infatti da un appalto del servizio di trasporto dei turisti che duri «almeno nove anni» perché «lo stato di provvisorietà e gestione a pillole sta portando il malato Etna Nord ad una fase terminale». Troppo indeterminato, sebbene ambizioso, l’orizzonte del project financing. Troppo precaria l’ipotesi di un nuovo appalto breve, anche se di due o tre stagioni, sempre restando in attesa della finanza di progetto. La questione, del resto, si trascina dal 2013, sei anni e forse più.
Alla lunga storia delle escursioni gestite dalla famiglia Russo Morosoli era seguita la telenovela degli affidamenti provvisori del servizio, banditi quasi sempre a ridosso dell’estate. Prima c’era stato il colpo di scena dell‘Autorità Antitrust. I pareri da Roma mettevano nero su bianco il possibile legame tra appalti urgenti, contestate decisioni last minute e il consolidarsi del predominio imprenditoriale del gruppo Russo Morosoli nell’economia dell’accesso alla cima dell’Etna. Poi, a fine 2018, l’inchiesta Aetna della procura di Catania che si è concentrata proprio sul «monopolio» dell’imprenditore Francesco Russo Morosoli e su alcuni degli stessi bandi per le escursioni varati a Linguaglossa. Coinvolgendo anche il sindaco Puglisi, indagato, e toccando anche il capitolo project financing per le possibili influenze illecite di cartelli imprenditoriali in contatto fin troppo diretto, secondo i magistrati, con la politica locale.
Da una tale melassa, dunque, gli operatori vorrebbero liberarsi: «Gli investimenti hanno bisogno di un terreno fertile senza sterpaglie e limitazioni temporali». Il gradimento per il project è ai minimi, mentre durante l’assemblea vari interventi hanno fatto pendere la bilancia per il varo di un appalto pluriennale modellato secondo il regime autorizzatorio suggerito dall’Antitrust. Cioè dire addio alle vecchie concessioni mono-azienda e scegliere, come da tempo si favoleggia, di aprire la pista per i crateri a più imprese in concorrenza fra loro. Il sistema autorizzatorio era diventato, nelle ultime settimane, anche l’opzione della giunta di Antonio Camarda a, Castiglione nelle more della finanza di progetto. E pure l’amministrazione di Linguaglossa, dopo lungo scetticismo, inizia a dirsi orientata verso un appalto liberalizzatore lungo almeno tre anni. Il sindaco Puglisi, prima che la contestazione mandasse all’aria i suoi piani, aveva in mente di annunciare la mini-svolta a chiusura dell’assemblea. Sì all’autorizzatorio, ma sempre in attesa di capire che ne sarà del project.
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