La resa dei conti è prevista questa mattina per le 10. Appuntamento a Palazzo dei Normanni, dove si incontreranno il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, il segretario regionale, Adriano Frinchi, il commissario regionale, Antonio De Poli, i deputati all’Ars del gruppo Udc e gli assessori regionali espressi dal partito.
Sin dalle prime battute è stato evidente che il botta e risposta tra il presidente dell’Assemblea Regionale, Giovanni Ardizzone, (che oggi non sarà presente alla riunione di partito per impegni istituzionali) e il cuffariano di ferro, Saverio Romano, celasse dell’altro. «Se Ardizzone ritiene che l’aver militato con Cuffaro nello stesso partito e averne condiviso scelte politiche sia un vulnus da rimuovere – ha precisato ieri -, lo faccia politicamente senza tirare in ballo Mattarella o risibili atteggiamenti da antimafia d’accatto».
Insomma, gli uomini di Cuffaro sono tornati. E rivogliono il partito in Sicilia. La frangia di D’Alia, che dopo la caduta dell’ex presidente condannato per favoreggiamento alla mafia ha ricostruito il partito in Sicilia, non vuole mollare la presa. Il dibattito è squisitamente politico e, visto l’inasprimento dei toni, il segretario dei centristi ha deciso di salire sul primo volo e risolvere la questione personalmente.
Che tra Gianpiero D’Alia e Lorenzo Cesa non corra buon sangue è cosa nota. L’elemento di rottura, ancora una volta, è Gianfranco Miccichè, che sogna i tempi d’oro del 61 a 0. Dalla sua, il coordinatore forzista ha già radunato i cuffariani tornati in auge, da Saverio Romano a Rudy Maira, da Sebastiano Sanzarello a Giuseppe Ruvolo, ma è evidente che la strada resta ancora tutta in salita.
A non vedere di buon occhio questo «Frankenstein improponibile di centrodestra», come in molti lo definiscono a bassa voce, sarebbero diverse anime della destra siciliana, da Nello Musumeci fino ai referenti regionali di Noi con Salvini e Fratelli d’Italia.
Ma Miccichè non demorde e prova ad affrontare un problema alla volta. Intanto la presa dell’Udc, poi cercherà un dialogo con gli altri esponenti del centrodestra siciliano. La tesi dei più maliziosi è semplice: Forza Italia non vanta più il consenso dei tempi d’oro e non può certo garantire ospitalità ai cuffariani con un partito al 10 per cento. Ecco perché cerca una casa per loro.
Ma alla “nuova” Udc, quella di D’Alia, Ardizzone, Frinchi, Miccichè, «l’ammucchiata dei nostalgici del centrodestra» non interessa. Intanto per istinto di conservazione: anche l’Udc, insomma, non è certo un partito da 20 punti percentuali. E poi i centristi che governano con Crocetta sono convinti che questa operazione consegnerebbe soltanto le chiavi di palazzo d’Orleans ai cinquestelle. Dall’altro lato c’è, però Crocetta. L’esperienza al fianco dell’ex sindaco di Gela non è certo stata entusiasmante per i centristi di D’Alia, che sperano ancora nella nascita di un partito comune con gli alfaniani del Nuovo Centrodestra. Insomma, la partita è tutt’altro che chiusa. E non è affatto da escludere che questa mattina con Cesa, intanto, voleranno gli stracci.
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