L’inchiesta sulla morte di Domenico Crisafulli non può essere archiviata. A deciderlo, poco dopo le 13 di oggi, è stato il giudice per le indagini preliminari Carlo Umberto Cannella. Il togato ha disposto ulteriori approfondimenti sul caso che ha per protagonista il 25enne morto sul colpo in un incidente stradale avvenuto un anno fa. Adesso tre esperti avranno il compito di effettuare una nuova perizia, per ricostruire dinamiche e dettagli dell’impatto tra l’automobile e lo scooter. Un passaggio ulteriore rispetto alle verifiche che erano già state effettuate, su disposizione degli uffici giudiziari, dopo l’incidente. Le stesse che la scorsa estate avevano portato il magistrato Andrea Ursino a chiedere la chiusura del caso, in cui l’unica imputata è la donna alla guida della Smart contro la quale Crisafulli si andò a schiantare.
Al termine della lettura del dispositivo il padre della vittima, Pietro Crisafulli, è scoppiato in lacrime chiedendo giustizia. Subito dopo ha accusato un malore e i familiari, che oggi indossavano una maglietta commemorativa, sono stati costretti a trasportarlo in ospedale per sottoporlo ad accertamenti. L’uomo, affiancato da moglie, figli e nuora, nelle scorse settimane aveva allestito un presidio davanti al tribunale di Catania. Sostando per diversi giorni sotto uno striscione e ottenendo un faccia a faccia con il procuratore capo Carmelo Zuccaro e con il magistrato Ursino. Dopo l’incontro, segnato da una forte emozione, Crisafulli aveva deciso di smontare tutto, in attesa dell’udienza di oggi in cui è stato accolto l’atto d’opposizione all’archiviazione dei suoi avvocati.
Per ricostruire questa vicenda bisogna andare indietro fino al 6 marzo 2017. Mimmo Crisafulli, casco allacciato a bordo del suo scooter, percorre via del Bosco. Alle 22.43 l’impatto fatale con una Smart Fortwo che sbuca da via De Logu. Il mezzo non si ferma al segnale di stop, rallenta, e si immette sull’arteria principale, impegnando l’incrocio a velocità ridotta. Il 25enne prova a frenare, finisce a terra e impatta, morendo sul colpo, con la parte posteriore della fiancata sinistra dell’automobile. L’incidente viene immortalato anche dalla telecamera di sorveglianza di una vicina clinica privata, puntata nel parcheggio interno. Il filmato, mostrato in esclusiva da MeridioNews dopo essere già finito agli atti dell’inchiesta, per la difesa della famiglia è una prova inconfutabile.
Dello stesso avviso non è stato l’ingegnere che si è occupato di stilare per la procura la relazione tecnica dell’incidente. Un documento che, secondo i difensori, sarebbe stato viziato da «gravissimi errori di interpretazione normativa». Chi guidava la Smart, per esempio, veniva indicato con «la visuale parzialmente ostruita da un cono d’ombra», riferendosi a un mezzo parcheggiato lungo via del Bosco, strada a senso unico che stava percorrendo Crisafulli a bordo del suo ciclomotore. Pietro Crisafulli su questo punto non ha mai avuto dubbi: «Se l’automobilista si fosse fermata allo stop, come previsto dal codice della strada, l’incidente non si sarebbe verificato».
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