‘Caso’ Attilio Manca: la Procura di Viterbo mette fuori dal processo i familiari

INCEDIBILE MA VERO: I PARENTI DEL MEDICO MORTO IN CIRCOSTANZE MISTERIOSE – PROBABILMENTE DOPO AVER CURATO IL BOSS BERNARDO PROVENZANO – NON POTRANNO COSTITUIRSI PARTE CIVILE. L’AVVOCATO DELLA FAMIGLIA, ANTONIO INGROIA, ALL’ATTACCO: “CHIEDEREMO ALLA PROCURA DI PALERMO DI INDAGARE SULLA BASE DELLE DICHIARAZIONI DEL BOSS DEI CASALESI, SETOLA”

di Francesca Capizzi

Una mamma che vuole la verità e che ancora non ha giustizia. Lei è Angela Manca, madre del giovane urologo barcellonese, Angelo Manca, trovato morto nella sua abitazione di Viterbo nel Febbraio del 2004. Un suicidio? Un omicidio? Tante verità nascoste?

Da anni i familiari lottano per far valere quelle che sono le loro certezze: “Attilio è stato ucciso perché ha curato e forse operato Bernardo Provenzano”.

Questo quello che vogliono dimostrare, ma la Procura di Viterbo ha sempre sostenuto che Attilio Manca fosse un “drogato” e che mori’ per un’overdose fatale.

Il Tribunale di Viterbo ha rigettato la richiesta di costituzione di parte civile presentata dai familiari del giovane urologo, perché, secondo il giudice monocratico, Eugenio Turco, questi ultimi “non sarebbero legittimati a chiedere i danni all’imputata Monica Mileti in qualità di persone danneggiate dal reato”.

Così il Tribunale “ha revocato” l’ammissione di parte civile ammessa in un primo momento dal Gup. Tagliare fuori, quindi, i parenti dal processo perché non sarebbero più persone danneggiate dal reato.

I legali della famiglia, Antonio Ingroia e Fabio Repici, indignati, hanno deciso di non fermarsi.

“Il giudice – ha affermato Ingroia – ha solo dimostrato che il suo interesse non è accertare la verità, ma fare il suo compitino con diligenza. E cioè giudicare se Monica Mileti ha dato la droga ad Attilio o no. Faremo subito un esposto alla Dda di Roma. Abbiamo un elemento importante, cioè le dichiarazioni del boss dei Casalesi, Giuseppe Setola, che collega la morte di Attilio a Provenzano”.

Un mistero, anche quello di Setola, al quale, a quanto pare, avrebbero impedito di andare a testimoniare. “Non si è mai visto un Pubblico Ministero stare dalla parte degli imputati e mettersi contro le vittime e le loro famiglie – prosegue Ingroia -. La verità è che qualcuno ha paura delle dichiarazioni di Setola e vuole gestire il processo in famiglia. Noi faremo due cose ben precise. Chiederemo alla Dda di Roma l’apertura formale di un’indagine per omicidio di mafia ai danni di Attilio Manca, e faremo istanza alla Procura distrettuale antimafia di Palermo di indagare, sulla base delle dichiarazione di Setola, sulla latitanza di Provenzano a Barcellona Pozzo di Gotto, sull’operazione dello stesso a Marsiglia, sulle protezioni di cui il boss ha usufruito in oltre quarant’anni, sulla Trattativa Stato-mafia, in relazione alla morte di Attilio Manca”.

Tanti i dubbi in questi anni, tante le amarezze dei familiari, di fronte a prove tangibili che anche la Trasmissione di “Chi l’ha visto” ha tirato fuori. Qualcuno, vuole nascondere la verità. Ma chi?

Foto tratta da dailymotion.com

Redazione

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