Una richiesta di audizione nata dopo il servizio delle Iene sul caso Antoci. A chiedere di essere ascoltata dalla commissione regionale Antimafia è stata ieri pomeriggio Annamaria Ricciardi, vedova di Rino Todaro, poliziotto del commissariato di Sant’Agata di Militello morto nel marzo 2018, a 46 anni, per una sospetta leucemia fulminante.
Todaro è stato il poliziotto contattato telefonicamente dal commissario Daniele Manganaro, la sera dell’attentato all’allora presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, direttamente sul suo cellulare in una telefonata che ancora non è chiaro come sia rimasta registrata. Annamaria Ricciardi era ancora sposata con Todaro il 18 maggio 2016, giorno dell’attentato ad Antoci. E ricorda bene la tensione manifestata dal marito nelle settimane e nei mesi successivi. Lei, insieme a una cugina di Todaro, presente in audizione, non sarebbero del tutto convinte della tesi secondo cui a stroncare Todaro sarebbe stata una leucemia fulminante. Ai deputati che hanno ascoltato la loro versione dei fatti, avrebbero riferito di voler chiedere attraverso i loro legali la riapertura delle indagini sulla vicenda.
Eppure, in questi anni, nessuno della famiglia di Todaro è mai stato ascoltato, né dagli investigatori, né dalla Procura. Per questa ragione, dopo la ricostruzione dei fatti offerta ai telespettatori dalla trasmissione tv Le Iene, hanno chiesto di essere a loro volta ascoltate dalla commissione. Tanti i dubbi sollevati, da quanto filtra, nel corso del colloquio con l’organismo parlamentare. A cominciare dal cellulare e dal computer di Todaro, che non sono mai ritornati alla famiglia. Che fine hanno fatto? Sono stati sequestrati nell’ambito delle indagini? Sono spariti nel nulla? Domande a cui la famiglia non avrebbe trovato risposte in tutto questo tempo. E ancora, Ricciardi avrebbe riportato nel corso dell’audizione diversi episodi in cui il suo ex marito avrebbe manifestato forte preoccupazione per la propria incolumità, arrivando a suggerire alla ex moglie, che aveva in custodia i figli, di restare in allerta, di controllare per strada se per caso venisse seguita, di far installare delle telecamere davanti al proprio negozio. La donna avrebbe anche precisato più volte che quell’atteggiamento da parte dell’ex marito aveva destato in lei particolare preoccupazione, considerato il legame tra i due durato oltre 20 anni, nel corso dei quali Todaro mai aveva avuto paura per la propria incolumità o per quella della propria famiglia.
Poi la sospetta leucemia e la grande, enorme, tensione di Todaro nelle circa 24 ore intercorse tra la morte di un collega del suo stesso commissariato, Tiziano Granata, 40enne, stroncato da un infarto, e la sua. Dopo il decesso, la famiglia di Todaro non sarebbe stata rappresentata da un proprio delegato nel corso dell’autopsia sul cadavere del poliziotto. Coincidenze. Tante, troppe, taciute per diverso tempo. Fino a ieri, quando Annamaria Ricciardi ha deciso di raccontare le sue perplessità. «Abbiamo accolto la sua richiesta e ascoltato quanto aveva da riferire» è il commento del presidente dell’organismo parlamentare Claudio Fava, che aggiunge che «le trascrizioni di questa audizione verranno trasmesse alle Procure di competenza».
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