«È arrivata un’altra pugnalata». Commenta così sui social Nunzia Agostino, sorella dell’agente Nino Agostino ucciso da due sicari il 5 agosto 1989 assieme alla moglie incinta Ida Castelluccio, la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Palermo. «Restiamo in piedi come sempre a testa alta e con la schiena dritta – scrive la donna – Dio è grande, a lui affido tutto». Di recente il legale della famiglia, Fabio Repici, aveva fatto richiesta di avocazione per sollecitare le indagini, da tempo in fase di stallo. Soprattutto alla luce dei risultati positivi ottenuti a febbraio scorso, quando nell’aula bunker del Pagliarelli Vincenzo Agostino, padre dell’agente ucciso, aveva riconosciuto «Giovanni Aiello – un ex poliziotto e uomo dei servizi segreti – in una delle due persone che qualche settimana prima dell’omicidio era andata a Villagrazia di Carini a cercare il figlio». L’uomo, notoriamente additato col soprannome di faccia da mostro, era indagato insieme ai boss Gaetano Scotto e Antonino Madonia.
La richiesta di archiviazione porta la firma del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dei pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, impegnati anche nel processo sulla presunta trattativa fra Stato e mafia. La stessa richiesta era stata già avanzata nel 2011, alla scadenza dei termini per le indagini preliminari, ma in quel caso la gip Maria Pino aveva accolto l’opposizione del legale e dei familiari, respingendo la richiesta e predisponendo ulteriori indagini. «L’attività di indagine svolta in esecuzione dell’ordinanza del gip – scrivono i pm nella nuova richiesta di archiviazione – non ha consentito di acquisire quegli auspicati riscontri individualizzanti in termini di certezza probatoria sufficiente a esercitare proficuamente l’azione penale e, successivamente, a resistere all’eventuale vaglio dibattimentale che si intendesse instaurare nei confronti dei tre indagati».
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