Dopo tre anni il Centro Astalli, storica associazione che assiste i migranti a Catania, tornerà a gestire la casa Don Pino Puglisi, l’appartamento di via Delpino, nel quartiere Zia Lisa. Un immobile confiscato alla cosca Santapaola nel 2002 e che a breve diventerà un centro di accoglienza per una trentina di richiedenti asilo. Venerdì pomeriggio, ospiti del prefetto Francesca Cannizzo, le parti coinvolte si sono incontrate, mettendo nero su bianco la propria disponibilità all’affidamento dell’immobile al Centro Astalli. C’erano i tecnici del Comune, proprietario dell’appartamento, i rappresentanti del consorzio Legalità e sviluppo, che gestisce i beni confiscati, e i legali dell’associazione. Presente anche il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi, che ha avuto un ruolo importante nell’accordo. Manca solo la firma per l’affidamento in comodato d’uso gratuito. «Il prefetto conta di chiudere entro luglio», spiega Riccardo Campochiaro, legale del Centro Astalli.
Già in passato l’associazione ha gestito l’immobile di via Delpino, 144 metri quadri, a cui si aggiunge un deposito da 377 metri quadri. Dopo la confisca del 2002 ai danni di Nicola Maugeri, della cosca Santapaola, la struttura è stata, dal 2006 al 2008, centro di accoglienza per senza tetto. Un dormitorio aperto solo di notte. Negli ultimi mesi del 2008, a seguito della convenzione tra Centro Astalli e ministero dell’Interno, era stato trasformato in centro per richiedenti asilo. Adesso i volontari vogliono ripartire sulla scia di quell’ultima esperienza. «Abbiamo in mente un centro aperto notte e giorno – spiega Campochiaro – dove concentrare i servizi che attualmente forniamo ai migranti in altre sedi. Proveremo ad attingere anche ai fondi europei per l’immigrazione, perché il volontariato non può bastare. Ma per ora queste restano solo parole, prima bisogna firmare il comodato d’uso».
Prudenza obbligata, visti i precedenti. L’immobile aspettava da tre anni alcune autorizzazioni – agibilità e idoneità degli impianti di luce, acqua e gas -, da quando una visita dei Nas aveva convinto i volontari a non rinnovare la convenzione con il Comune e a chiedere all’ente di provvedere a mettere tutto a norma. «Non potevamo far entare ospiti, volevamo garantite le piene condizioni di legalità», precisa Campochiaro. Certificazioni arrivate finalmente la settimana scorsa. «Subito dopo la firma – conclude il legale – attiveremo un servizio di guardiania per evitare vandalismi e cercheremo i finanziamenti per il nostro progetto».
Quattro lavoratori in nero, come già scoperto durante un controllo di qualche mese fa, mancata…
«Esprimo profondo cordoglio per la scomparsa del nostro concittadino Giuseppe Librizzi. In questo momento di…
A San Pietro Clarenza, in provincia di Catania, i carabinieri hanno arrestato un 42enne che…
È morto in ospedale Vincenzo Compagnone, il ventenne che lo scorso ottobre è precipitato da…
Aveva hashish e marijuana addosso, ma la cosa più pericolosa l'ha fatta cercando di sfuggire…
I tombaroli hanno preso di mira nei giorni scorsi il parco archeologico di Gibil Gabib,…