«Tra i 22 ci sono pure io. Ho ricevuto la settimana scorsa un avviso di chiusura delle indagini, mi viene contestato il reato di occupazione abusiva, a causa della mia partecipazione alla presentazione del libro di Viola Carofalo in occasione della giornata di apertura della Casa del Popolo, in via Cavour». Con un lungo post su Facebook il consigliere comunale Fausto Melluso rende noto che c’è anche lui tra le 22 persone che negli scorsi giorni hanno ricevuto un avviso di conclusione indagini per essere entrati alla Casa del Popolo, l’ex sede dell’Istituto Nazionale Sordomuti in via Cavour che a giugno era stata occupata dopo un lungo periodo di abbandono. Due le accuse mosse dalla procura di Palermo: invasione di spazio pubblico e concorso di reato.
Dopo lo sgombero avvenuto a settembre, a sorprendere non è stato tanta (o non solo) la rapidità delle indagini, quanto piuttosto la nuova disciplina -prevista dal Decreto Sicurezza voluto fortemente dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini nel governo Conte I – che prevede che anche in assenza di una denuncia formale da parte del proprietario dell’immobile occupato l’indagine per occupazione abusiva parte ugualmente. Inoltre il provvedimento ha inasprito le pene in maniera significativa: la pena della reclusione arriva ora fino a quattro anni di carcere, mentre se si sceglie di patteggiare si dovranno sborsare fino a 2064 euro.
«Tutte sembrano conseguenza di uno dei tanti veleni messi nel nostro ordinamento dal ministro Salvini, cioè la procedibilità del crimine anche senza querela di parte. Proprio un bell’affare, non c’è che dire – commenta ironico il consigliere di Sinistra Comune – Così sostanzialmente si pongono fuorilegge anche quelle occupazioni che si pongono con serietà il tema della presenza, del dialogo: a cosa serve parlare con i proprietari, magari enti pubblici, delle ragioni di ciascuno e magari trovare prospettive condivise quando in ogni caso sarai processato? L’occupazione è una pratica politica di pressione che ha sbloccato moltissime opere importanti: penso a quanti pensionati universitari, anche a Palermo, sono nati da rivendicazioni nate proprio durante questo genere di pratiche».
Melluso, d’altra parte, non è il solo che è entrato alla Casa del Popolo pur senza essere un militante ed è stato ugualmente denunciato. Insieme a lui ci sono altri esponenti di Sinistra Comune, tra cui uno dei coordinatori del Palermo Pride Luigi Carollo, più 18 attivisti palermitani di Potere al Popolo. Ed è a partire da questo assunto che si estende l’ulteriore riflessione di Melluso.
«Qua si va oltre – osserva ancora il consigliere comunale – e si dovrà affermare se presentare un libro, andare a vedere un film, fare uno spettacolo di teatro o un’assemblea in uno spazio occupato è perseguibile. Quanta vitalità negli anni è passata da quegli spazi lo sa chi li ha frequentati; io l’ho fatto fin da quando ero piccolo e non intendo solo fisicamente ma anche e soprattutto culturalmente, riconoscendo l’influenza di quelle pratiche su tante cose che mi riguardano che ho visto, letto, pensato; su tante persone che frequento e che sono miei riferimenti».
Insomma: la storia della Casa del Popolo non termina certo qui. Intanto è stata convocata un’assemblea cittadina, che si terrà mercoledì 4 dicembre alle ore 17.30 ai Candelai. «Riteniamo la battaglia per la cancellazione di entrambi i Decreti Sicurezza una lotta sociale e politica e culturale necessaria – si legge nell’appello dell’evento lanciato con l’hashtag #lasolidarietàfa22 – e che va oltre le criticità più evidenti sul versante immigrazione. Di pari passo, la vicenda pone alla nostra città l’impellente necessità di discutere in maniera approfondita dell’uso di tanti immobili pubblici vuoti e inutilizzati (o anche sotto-utilizzati). Bisogna dare nuova linfa al tema, dimenticato, dei beni comuni, con il fine ultimo di eguagliare altre importanti città italiane molto più avanti su questo terreno che è sostanzialmente una questione sociale».
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