Centinaia di persone sono scese in piazza oggi contro lo sgombero della Casa del Popolo, il centro occupato in via Cavour ed ex sede dell’Istituto Nazionale Sordomuti. All’insegna dello slogan entriamo quando vogliamo realtà sociali, associazioni e singoli hanno percorso il centro storico per sfociare poi in quel luogo che da luglio, dopo mesi di abbandono e in precedenza già occupato dai centri sociali palermitani, offriva alla popolazione una serie di attività sociali: dal doposcuola gratuito allo sportello per la casa e a quello per il lavoro, dall’insegnamento dell’italiano agli stranieri alla raccolta e distribuzione degli indumenti, fino a una biblioteca e ad alcune aule studio.
«Le istituzioni hanno fornito finora versioni contraddittorie – dice Angelo Candiloro – ma la verità è che non c’erano ragioni valide per sbatterci fuori. Stavamo svolgendo una serie di attività importanti per la città. È stato l’assessore Mattina ad assicurarci che non c’è nessun progetto su questo edificio, segno che davamo fastidio alla nostra vicina di casa (il riferimento è alla prefettura che dista pochi metri, ndr). Questo dimostra che non si distingue ciò che è legale da ciò che è morale fare. Da quando siamo entrati noi abbiamo avviato una trattativa con l’ente gestore di questo spazio. Giovedì scorso avevamo avanzato, attraverso un documento, una proposta di comodato. Per poi scoprire pochi giorni dopo che alla sede erano stati messi i lucchetti».
Dalla mattina del 18 settembre, da quando cioè lo sgombero della Casa del Popolo è stato effettuato, gli attivisti hanno ricevuto numerosi attestati di solidarietà da tutta Italia. Tra i partecipanti al corteo di oggi c’è anche Elio Teresi, dell’associazione Radio Aut, che a breve rimetterà in funzione (online) l’omonima radio che intende portare avanti le lotte sociali nel nome di Peppino Impastato. «Quello ricevuto dalla Casa del Popolo è stato un atto di prepotenza – dice -, ancor più grave perché colpisce un luogo di libertà e partecipazione che con le proprie attività aveva costruito percorsi di antimafia sociale».
In un primo momento si era parlato di uno sgombero effettuato per far posto a Ostello Bello, la struttura turistica a sfondo sociale inventata tra gli altri da Carlo Dalla Chiesa, nipote del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che ha lavorato nella prefettura di via Cavour appena 100 giorni prima di essere assassinato dalla mafia. La voce però è stata successivamente smentita.
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