Caro gasolio, pescherecci rischiano di restare fermi «Coi prezzi triplicati, uscire in mare è già indebitarci»

Il fermo dei pescherecci, almeno per il momento, è a macchia di leopardo, in una situazione generale che, senza giri di parole, viene comunque bollata come «un disastro senza precedenti». Quando l’emergenza Covid-19 non è ancora stata completamente superata, ecco il caro gasolio con i prezzi del carburante più che raddoppiati in poche settimane. In Sicilia sono giorni tribolati per i pescatori e il rischio, al momento concreto, è quello di uno stop generale con le barche che non andranno più in mare. «A Mazara del Vallo (in provincia di Trapani, ndr) i pescherecci sono in mare da qualche giorno. Sarebbe sconveniente rientrare affrontando due o tre giorni di mare», spiega a MeridioNews Tommaso Maccadino, segretario regionale della Uila Pesca. «In poche settimane siamo passati da 50 centesimi al chilo a 1,10 euro – continua – A fronte di un combustibile da trazione che è già privo di accise». 

Per le barche il carburante rappresenta il costo maggiore da affrontare. «Un peschereccio – continua Maccadino – consuma mediamente, in 24 ore, almeno una tonnellata di gasolio. E se non peschi il costo deve essere affrontato lo stesso». Mercoledì le associazioni di categoria saranno a Roma per un incontro al ministero delle Politiche agricole. Intanto, durante un’assemblea a Civitanova Marche (in provincia di Macerata), l’associazione produttori pesca ha annunciato lo stop alle imbarcazioni per almeno una settimana, con un’adesione complessiva di circa l’80 per cento delle marinerie italiane. Sui banchi però il pesce continuerà ad arrivare grazie alle flotte degli altri Stati, specie quelle di Marocco e Tunisia. In quest’ultimo Paese «il gasolio a trazione viene pagato dai 25 ai 30 centesimi al chilogrammo – spiega Maccadino – e gli equipaggi pescano nello stesso mare dove ci sono le barche italiane. Per noi invece uscire in mare significa indebitarci in partenza».

Ogni tipologia di pesca ha le sue specificità e i problemi non sono soltanto quelli legati ai prezzi. «Per andare a pescare il gambero rosso nel mar Mediterraneo occorrono tre giorni di navigazione – racconta il segretario regionale – Cominceremo dalle prossime settimane, spingendoci anche verso la Libia, in aree in cui la pace non esiste da tempo». I ricordi vanno subito ai 18 marinai che per 108 giorni sono stati tenuti prigionieri dai miliziani del generale Khalifa Belqasim Haftar. Stando agli esperti del settore, quello attuale è il prezzo più alto mai raggiunto dal gasolio. «Quando c’è stato il passaggio dalla lira all’euro eravamo a 330 lire e con il cambio si arrivò a 70 centesimi. Poi il prezzo venne calmierato». 

Intanto, all’Assemblea regionale siciliana è stato presentato un disegno di legge per mitigare gli effetti dell’aumento dei prezzi del gasolio. Il documento, firmato dal deputato Sergio Tancredi, individua una dotazione finanziaria di 10 milioni euro per gli anni 2021 e 2022 per il contributo carburante. Inoltre, prevede un incremento di 20 milioni euro per il Fondo di solidarietà della pesca.

Dario De Luca

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