«Di questi anni ricorderò la condivisione delle esperienze con i poveri, con le persone che abbiamo aiutato a rialzarsi. Ma purtroppo non dimenticherò la distruzione del campo rom di Zia Lisa nel 2008». Non sono parole amare quelle di padre Valerio Di Trapani, ma solo il frutto di quello che definisce «uno sguardo innamorato sulla città, che viene dal basso, la prospettiva degli ultimi». Per otto anni è stato il direttore della Caritas Diocesana di Catania, e tra pochi giorni andrà via, per iniziare un nuovo percorso a Lamezia Terme, in Calabria, dove dirigerà la parrocchia di san Giovanni Battista. E a monsignor Enzo Algeri, che lo sostituirà dall’uno giugno, lascia tantissime iniziative che in questi anni hanno portato quello che lui definisce un «segno della speranza».
Opere come il centro Talità Kum di Librino, lHelp Center nei pressi della stazione centrale e la Locanda del Samaritano nel quartiere Antico Corso, che ogni giorno, insieme alle decine di centri dascolto sparsi sul territorio, consentono ai volontari Caritas di assistere centinaia di persone: stranieri, senza fissa dimora ma soprattutto italiani in gravissima difficoltà per via della crisi. Ormai da mesi i catanesi sono i primi ad accedere agli aiuti.
Lultima conferenza stampa di padre Valerio come direttore Caritas arriva infatti alla presentazione del rapporto sulla povertà del primo quadrimestre 2012. «Sono solo dati grezzi», precisa il sacerdote, ma che parlano di una città gravemente impoverita. Da dicembre sono infatti aumentate del 36 per cento le persone che si sono rivolte a un centro di ascolto Caritas. E dati ancora più gravi riguardano lHelp center, che accoglie le persone in situazione di grave marginalità. Ormai da mesi la struttura «è diventata insufficiente, con laumento di oltre il 50 per cento degli accessi», afferma il sacerdote. Conseguenza della crisi, ma soprattutto di una visione sbagliata della crescita: «Se tanta gente dorme in strada, è perché sono aumentati gli sfratti dell85 per cento, mentre gli appartamenti restano vuoti».
Padre Valerio ringrazia i volontari, «servi, che hanno scelto questo ruolo con consapevolezza», ma non ha parole tenere verso gli amministratori che «spesso hanno dimostrato superficialità, se non proprio di voler depredare la città invece di servirla». E sulla superficialità, emblematico è il caso del campo rom di Zia Lisa, dove nel 2008, a seguito delle polemiche su un presunto tentativo di rapimento in un ipermercato catanese, l’amministrazione comunale decise di abbattere il campo rom. «È bastata una notte per distruggere il lavoro di un anno», ricorda padre Valerio. La Caritas aveva infatti avviato un progetto di integrazione, portando a scuola i bambini del campo, «mettendo le basi per edificare il loro futuro», afferma il sacerdote. Una vicenda che a Padre Valerio ricorda la recente ordinanza sui lavavetri, conseguenza di una mancanza di «idee e speranza, di cui la gente sembra essersi ormai accorta, viste le ultime elezioni amministrative», afferma. Secondo il prete per ritrovare le idee ci vuole una sola cosa: «la ricchezza del pensiero, che serve per affrontare i problemi. Più del denaro».
Il futuro della Caritas di Catania sarà comunque nel segno della continuità: «Il passaggio di consegne con don Enzo Algeri è ultimato aggiunge padre Valerio Ma anche da Lamezia continuerò a occuparmi direttamente delle case di accoglienza Caritas che abbiamo creato in questi anni, con circa cento posti letto».
Il sostentamento quotidiano è un problema per un numero sempre maggiore di persone a Catania e prima di andare via padre Valerio annuncia che la Caritas punterà sulla costituzione degli «orti urbani, perché la terra è incolta mentre in città non si sa come vivere». Non conosce ancora la realtà di Lamezia, una città ben diversa da Catania, «i cui problemi sono legati alla forte urbanizzazione», afferma il sacerdote. «Lamezia ha solo 70 mila abitanti, ma certamente con Rosarno, Vibo Valentia e altre realtà ha vissuto una emergenza nello sfruttamento del lavoro dei migranti da parte della criminalità organizzata». Una nuova sfida quindi, che partirà tra pochi giorni. «Ma Catania non la lascerò mai, è la città dove ho iniziato il mio sacerdozio 14 anni fa», conclude padre Valerio.
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