Possono tirare un sospiro di sollievo i 138 lavoratori degli stabilimenti Ansaldo Breda di Carini, interessato dal piano di riorganizzazione dell’azienda a seguito della cessione a Hitachi. Ben 105 di loro saranno assorbiti da RFI mentre gli altri 30 ricorreranno a incentivi all’esodo. Oggi pomeriggio, infatti, è stato siglato l’accordo al ministero dello Sviluppo economico, a Roma, tra sindacati, vertici dell’azienda , Rfi e Trenitalia e rappresentanti della Regione Siciliana.
L’intesa prevede che lo stabilimento sarà ceduto a titolo gratuito a Rfi, che ricollocherà fino ad un massimo di 65 dei 138 lavoratori del sito in attività legate a manutenzioni di treni speciali utilizzati per la diagnostica delle linee ferroviarie e del materiale rotabile tecnico. Altri 40 dipendenti, invece, saranno impiegati nello stabilimento Trenitalia di Palermo e si occuperanno del ricondizionamento delle carrozze. Gli altri lavoratori, circa una trentina, potranno fare richiesta di incentivi all’esodo o, se dotati dei requisiti, potranno accedere a strumenti di accompagnamento alla pensione. I restanti saranno ricollocati presso il sito Selex di Palermo.
«Dato che lo stabilimento di Carini era rimasto fuori dalla vendita al gruppo Hitachi a differenza di Napoli, Pistoia e Reggio Calabria, abbiamo dovuto trovare una soluzione – spiegano Ludovico Guercio, segretario Fim Cisl Palermo Trapani, e Giancarlo Campagna, Rsu Fim Ansaldo – per salvare i 140 posti di lavoro, ma resta l’amaro per aver perso a Palermo anche il settore delle costruzioni di treni, altro ramo industriale che se ne va via dalla nostra città».
«Siamo soddisfatti da questa intesa – affermano il segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, e il segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici con delega a Finmeccanica, Adelmo Barbarossa, al termine dell’incontro al Mise – con la quale abbiamo evitato i licenziamenti e assicurato un futuro più sereno ai lavoratori coinvolti dal processo di riorganizzazione di Ansaldo Breda di Carini. Abbiamo inoltre chiesto alla Regione Siciliana che si faccia carico dei costi della formazione dei lavoratori».
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