Una folla di bambini e adulti si sono ritrovati stamane nella caletta di Sant’Erasmo per salutare Giulia che oggi è stata liberata. Grazie alle premurose cure dell’Istituto zooprofilattico della Sicilia, l’esemplare di Caretta caretta trovata alcune settimane fa da un diportista nelle acque di Cefalù, è tornata nel suo ambiente naturale. Una storia a lieto fine per Giulia che al momento del ritrovamento era in pericolo di vita, non respirava bene e aveva ingerito numerosi pezzi di plastica, scambiandoli probabilmente per sarde o seppioline, il suo cibo preferito. Giulia, un esemplare adulto di 20 anni, dal carapace lungo 60 centimetri e dal peso di 24 chilogrammi, in queste settimane è stata curata dai biologi e veterinari del Centro regionale di recupero per tartarughe marine, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, dove è arrivata a metà febbraio.
Sottoposta alle indagini diagnostiche, ha espulso la plastica e ha trascorso un periodo di riabilitazione in una vasca grande. «Giulia è la prima tartaruga che quest’anno liberiamo – ha spiegato Santo Caracappa, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico -. Con l’arrivo della primavera, le tartarughe si avvicinano alle coste per deporre le uova e il recupero si intensifica. Solo in questa settimana ne abbiamo soccorse tre ad Augusta, Milazzo e Pozzallo. Inoltre, nell’Istituto di padre Messina creeremo un centro di riabilitazione, prima di liberarle nel loro habitat naturale».
Dal 2013, anno della nascita del Centro, sono state soccorse dall’istituto 250 tartarughe, di cui una quarantina, dopo aver ricevuto le cure necessarie, sono già state liberate nel loro habitat naturale. «Grazie alla rete di collaborazione tra l’istituto Zooprofilattico, le capitanerie di porto, gli assessorati regionali all’Agricoltura e alla Salute, il nostro Centro, l’unico a livello regionale, ha già raggiunto ottime percentuali di recupero e si pone all’avanguardia per numero di esemplari curati – ha detto Salvatore Seminara, commissario straordinario dell’Izs -. Il monitoraggio delle carcasse assume un importante interesse epidemiologico e sanitario per il controllo della diffusione delle malattie infettive e diffusive. Invitiamo i pescatori a continuare a contattarci senza temere di avere problemi burocratici di alcun tipo».
La giornata di oggi è stata anche l’occasione per lanciare un appello e sensibilizzare i cittadini – in particolar modo tra i pescatori i primi a compiere i recuperi – a segnalare il ritrovamento di tartarughe in difficoltà. L’Istituto ha messo a disposizione un numero verde (800620266) con l’auspicio che in futuro gli interventi possano essere più celeri consentendo il salvataggio di più esemplari possibili.
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