«Siamo disponibili, come anche la commissione Diritti umani, a fare tutte le valutazioni per capire se ci sono regole non rispettose della dignità della persona, come si fa in uno stato democratico». Rosy Bindi, presidente della commissione nazionale Antimafia, apre alla possibilità di modificare il regime di carcere duro regolato dal 41bis. «Stiamo riflettendo», afferma.
«Siamo disposti a rivalutare le regole, come vogliamo verificare se sono efficaci per recidere il legame tra capo mafia, che rimane tale anche in prigione, e i clan, le famiglie e gli associati della mafia». Secondo Bindi, infatti, il 41bis prevede «regole magari vessatorie sulla persona, ma non efficaci sull’altro fronte». Senza però prendere in considerazione l’ipotesi di cancellare la norma. « Per quanto riguarda il carcere duro, la commissione è del parere che la norma resti e che non venga tolta».
Le dichiarazioni della presidente dell’Antimafia arrivano a margine della presentazione, oggi a Roma, dell’indagine sulla percezione mafiosa da parte degli studenti condotta dal Centro Pio La Torre. Appuntamento ormai tradizionale che anche quest’anno evidenzia la sfiducia dei giovani – duemila quelli intervistati in tutta Italia – sulla possibilità di sconfiggere la mafia.
Il 48 per cento pensa che la mafia sia più forte dello Stato; oltre il 90 per cento crede che il rapporto tra la criminalità organizzata e la politica sia forte, in particolare molto forte (il 47,89 per cento) o abbastanza forte (il 45,72 per cento) sul proprio territorio. Un ragazzo su due pensa che la mafia sia abbastanza diffusa, il 32,59 per cento molto. Solo tre su dieci considerano possibile sconfiggerla definitivamente. Infine i giovani chiedono allo Stato di colpire la mafia nei suoi interessi economici (26,9 per cento) e di combattere corruzione e clientelismo (20,5 per cento). «Non si può avere sfiducia nei politici in generale – ha commentato Bindi – ma in quelli che sbagliano”. Per sconfiggere la mafia, ha aggiunto, occorre comunque “la coscienza di tutti i cittadini».
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