Avevano scoperto dei ladri di marijuana. Sarebbe questa la ricostruzione più attendibile, secondo gli investigatori, dell’episodio che ha portato alla morte del carabiniere Silvio Mirarchi nelle campagne di Marsala. Stando all’esito delle prime indagini, Mirarchi e il collega che era con lui avrebbero notato un gruppetto di persone che, al buio, si comportavano in maniera sospetta nei pressi della serra dove dopo è stata scoperta una piantagione di marijuana.
I due militari si sarebbero avvicinati fino a una distanza di 60 metri, quindi avrebbero acceso le torce e si sarebbero identificati come carabinieri. A quel punto qualcuno del gruppetto avrebbe reagito sparando diversi colpi di arma da fuoco. Due di questi hanno raggiunto il maresciallo Mirarchi, colpendolo al rene e all’aorta. Le serre prese di mira dai criminali si trovano in contrada Ventrischi. Due giorni fa il titolare di queste strutture è stato arrestato con l’accusa di coltivazione e detenzione di droga, quella sequestrata avrebbe fruttato circa quattro milioni di euro.
Secondo la Procura di Marsala, diretta da Anna Sessa, al momento non emergono collegamenti tra questo episodio e il ritrovamento, circa dieci giorni fa, di un’altra piantagione di canapa indiana. Quest’ultima si trova in un’altra contrada, chiamata Ferla, a circa dieci chilometri di distanza dal luogo dove è stato ucciso Mirarchi. Intanto stamattina alle 11 si tengono i funerali del militare, nella chiesa madre di Marsala, intitolata a San Tommaso di Canterbury, alla presenza del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale di corpo d’armata Tullio Del Sette.
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