Per ottenere gli otto voti favorevoli per mantenere la maggioranza nel consiglio comunale di Mineo sarebbero stati offerti posti di lavoro al Cara o la poltrona di assessore. È quanto emerso dall’inchiesta coordinata dalla procura di Caltagirone avviata nella primavera dello scorso anno. Il procuratore Giuseppe Verzera ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque indagati. Si tratta dell’attuale sindaca di Mineo Anna Aloisi, esponente del Nuovo centro destra; Paolo Ragusa, ex presidente della cooperativa Sol.Calatino; Luana Mandrà, consigliera comunale ed ex assessora; Maurizio Gulizia, ex assessore vicino a Ncd e l’ex sindaco Giuseppe Mario Mirata. Le accuse sono a vario titolo di corruzione in atti d’ufficio e induzione alla corruzione. La decisione sul rinvio a giudizio è attesa per la prossima udienza, che si terrà il 18 febbraio.
A raccontare gli episodi alla base dell’inchiesta – accaduti tra il 2013 e il 2014 – è il procuratore Verzera. «C’è la proposta di un posto di lavoro alla fidanzata di Mario Agrippino Noto», consigliere di opposizione. Ad avanzarla sarebbero stati Ragusa e Gulizia, in cambio di un suo passaggio tra le fila della maggioranza. Richiesta a cui Noto avrebbe opposto un rifiuto. Successivamente tre offerte avrebbero avuto protagonista Luana Mandrà. Si tratta «di un posto di lavoro in una cooperativa del Cara, la nomina ad assessora e il passaggio in maggioranza», nel gruppo consiliare Uniti per Mineo, riepiloga Verzera. E Mandrà diventa effettivamente assessora alla Pubblica istruzione nell’agosto 2014, per poi dimetersi dalla carica nel marzo 2015 e rivelare i dettagli della vicenda agli inquirenti. «Aloisi avrebbe ricevuto indebitamente per sé un’utilità consistita nell’aver riacquistato la maggioranza che non possedeva più in consiglio comunale», spiega la procura. Intanto l’assemblea in questi mesi è decaduta. A ottobre 2015 otto consiglieri su 15 si sono dimessi, anche per questioni legate alla gestione del Cara. Dalla Regione si attende ancora la nomina di un commissario straordinario.
Quella che potrebbe avviarsi verso le aule di tribunale non è l’unica vicenda che riguarda il centro per richiedenti asilo di Mineo e due delle cinque persone sulle quali pende la richiesta di giudizio. Paolo Ragusa, come presidente della cooperativa Sol.Calatino, e Anna Aloisi – in qualità di prima cittadina del Comune menenino – sono coinvolti nell’indagine sull’assegnazione della gestione del Cara all’associazione temporanea di imprese Casa della Solidarietà. Assieme ai loro figura anche il nome di Giuseppe Castiglione, allora presidente della provincia etnea e oggi coordinatore di Ncd Sicilia e sottosegretario all’Agricoltura. L’appalto sfiora i cento milioni di euro, ed ritenuto uno degli elementi da chiarire nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma Mafia capitale. L’autorità nazionale Anticorruzione ha chiesto il commissariamento dell’appalto e pochi giorni dopo la prefettura etnea ha nominato una commissaria. Su questo fronte «stiamo ancora lavorando – afferma il procuratore Giuseppe Verzera – Siamo in una fase avanzata, ma è ancora difficile fare una previsione su quando potremo concludere l’indagine».
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