Alla prefettura di Catania sono stati aperti i plichi contenenti le proposte avanzate da diverse cooperative (in molti casi consorziate o raggruppate) intenzionate ad aggiudicarsi uno dei quattro lotti dell’appalto triennale per la fornitura di alloggio, beni e servizi per 2400 migranti. In ballo c’è la gestione del Cara di Mineo (travolto dall’inchiesta Mafia Capitale), con un bando modificato secondo le richieste dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione. Le forniture di servizi sono state suddivise in quattro pacchetti, per diminuire il costo complessivo (sceso da circa 100 a 50 milioni di euro) e rendere più trasparenti le procedure. I nomi delle realtà che hanno partecipato alla selezione delle proposte – che devono ancora essere vagliate dagli uffici prefettizi – sono già noti. E parecchie non sono nuove all’interno del Cara.
Nel mazzo, il nome che spicca di più è quello de La Cascina global service, società cooperativa romana parte del più grande gruppo La cascina. Coinvolto nella gestione del Cara dal 2011 al 2014. Quando, secondo i pm di Mafia Capitale, il bando era stato cucito addosso all’associazione temporanea d’imprese che lo aveva vinto, la Casa della solidarietà. Il tutto con l’aiuto di Luca Odevaine, ex componente del tavolo nazionale per il coordinamento dell’accoglienza dei migranti, che ad aprile ha patteggiato una condanna a sei mesi davanti al gup di Catania. Pena che va sommata ai due anni e otto mesi incassati dal filone romano dell’inchiesta. Odevaine è anche il grande accusatore del sottosegretario Giuseppe Castiglione, coinvolto perché all’epoca dei fatti era soggetto attuatore del Cara nella figura di presidente della Provincia. Il politico alfaniano si è sempre dichiarato estraneo ai fatti. Per tutti l’accusa è turbativa d’asta. Sono rinviati a giudizio – a Catania – anche gli ex dirigenti del gruppo La Cascina, che a Roma hanno patteggiato pene tra i 32 e i 30 mesi per aver corrotto Odevaine. Il processo catanese inizierà invece nel gennaio del 2018. L’azienda, frattanto, non è più in amministrazione giudiziaria dal luglio 2016, e può dunque partecipare a bandi e appalti pubblici.
Il gruppo romano, colosso delle coop, è presente in almeno due lotti su quattro: oltre alla proposta presentata da La cascina global service per il secondo pacchetto, quello legato alla ristorazione nel centro d’accoglienza (un affare da oltre 19 milioni di euro), spunta anche nel primo lotto (servizi alla persona, gestione amministrativa, registrazione degli stranieri, assistenza generica e sanitaria: 16 milioni e 900mila euro) con la sua cooperativa Tre Fontane. Che, come La cascina, ha sede a Roma in via Francesco Antolisei 25. Nel raggruppamento di cui è capofila c’è anche la coop Iride di Scordia, una di quelle che fanno capo al consorzio Sol. Calatino, altra struttura coinvolta nelle indagini della procura di Roma. Ancora in associazione con Tre Fontane per il primo lotto, ci sono poi la barese Medihospes e la palermitana Umana. Quest’ultima, come raccontato di recente da MeridioNews, è interessata ad aprire uno Sprar sull’Etna, a Milo. La scorsa estate ha partecipato anche a un avviso della prefettura di Messina per un centro di accoglienza da 50 posti.
Dopo La Cascina e Sol. Calatino, riappare un’altra società componente dell’associazione temporanea che ha gestito il Cara dopo il primo appalto: è la Pizzarotti spa, che nel 2000 costruì il residence degli Aranci, in cui fino al 2010 hanno vissuto i militari Usa impiegati alla base militare di Sigonella, e in cui si trova attualmente il Cara. La ditta di costruzioni parmense partecipa al terzo lotto dell’appalto, quello per la fornitura del servizio di pulizia e igiene ambientale, in tandem con Papalini spa di Fano. Anche la Croce Rossa, a partire dal 2013, ha fornito i propri servizi all’interno del centro di Mineo. Ci riprova adesso, per il primo lotto, con un raggruppamento che mette insieme la sede nazionale e i comitati provinciali di Catania e Udine. Stavolta, oltre che per l’assistenza sanitaria, la triade della Cri si propone anche per tutto il versante amministrativo.
In corsa per il primo pacchetto di servizi c’è anche la cooperativa Badia Grande di Trapani, che gestisce l’hotspot di via Milo, ma anche il Cas di Valderice e gli Sprar di Alcamo e Bonagia. Del raggruppamento – che vede al suo interno anche Aretè, San Demetrio e Agri.Ca – fa parte la cooperativa Chiron, che gestisce dallo scorso giugno lo Sprar di Aci Sant’Antonio. MeridioNews ha raccontato le numerose vicissitudini del centro, ormai in via di chiusura. Prima di giugno era gestito dalla cooperativa di Acireale Luoghi comuni, con un andamento non particolarmente diverso da quello attuale. E non diverso, per altro, dall’esperienza che riguarda lo Sprar di Melilli. Le due coop fanno parte del consorzio Gruppo Luoghi comuni, che a sua volta è della partita: corre per il terzo lotto (servizi di pulizia e igiene ambientale: tre milioni e mezzo di euro) assieme alla società cooperativa Sicula Ciclat di San Cataldo.
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