Undici persone in carcere e una ai domiciliari. Sono i numeri dell’operazione Attila, portata a termine nella notte da polizia e carabinieri di Caltanissetta. Nel mirino delle forze dell’ordine una banda di pachistani, accusati di avere creato un’organizzazione che, con metodo paramafioso, avrebbe messo sotto scacco la comunità di connazionali residenti nel nisseno. Un vero e proprio regime di vessazioni e terrore, con condotte minatorie e violente. Il gruppo avrebbe avuto il suo core business nel settore agricolo attraverso lo sfruttamento della manodopera. I caporali avrebbero destinato ai loro connazionali paghe di 25 o 30 euro al giorno, che spesso veniva trattenuta.
Nei confronti di chi si ribellava a questo regime sarebbero state organizzate delle spedizioni punitive. Ed è proprio in questo contesto che sarebbe maturato l’omicidio di Siddique Adnan, avvenuto lo scorso 3 giugno. Il giovane si era ribellato denunciando i suoi sfruttatori. Per questo delitto vennero tratti in arresto sei pachistani che figurano anche tra gli arrestati di oggi. Già prima del delitto la banda, capeggiata da Muhammad Shoaib, aveva commesso numerosi episodi di violenza nel territorio nisseno, tra cui l’aggressione a un nigeriano a colpi di bastone e spranghe di ferro. Una punizione per il solo fatto di avere chiesto la paga. In un altro episodio, il gruppo avrebbe provato a estorcere una piccola somma di denaro a un uomo. Quest’ultimo sarebbe stato sequestrato e, con un coltello puntato alla gola, gli avrebbero intimato di chiamare il padre per farsi inviare la somma di 5mila euro a titolo di riscatto per ottenere la liberazione.
Tra le vittime c’è anche una nigeriana. Rapinata di 200 euro mentre camminava con in braccio il figlio. Durante l’aggressione la gang avrebbe preso a calci e pugni anche il marito. Il gruppo avrebbe pure costretto un giovane ghanese a commettere un furto in una casa di campagna sottraendogli anche i 600 euro che aveva con sé. In un altro episodio alcuni degli arrestati e altri non identificati sarebbero andati a casa del giovane ghanese e, armati di bottiglie di vetro, di una pistola e di alcuni coltelli, lo avrebbero minacciato. A dicembre quattro degli arrestati, con pistola e coltelli, fecero irruzione all’interno della comunità I Girasoli e malmenarono due minori ospiti della struttura, colpevoli di avere avuto un diverbio con un altro minorenne che aveva invocato l’intervento del leader della banda.
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