Capodoglio spiaggiato a Palermo, giovedì la rimozione Allarme di Greenpeace: «Inaccettabile inquinamento»

Se non è una morìa poco ci manca. Nel giro di una settimana sono tre i capodoglio spiaggiati nelle coste siciliane: due nel palermitano – il primo a Lascari il 17 maggio, il secondo ad Acqua dei Corsari il 21 maggio – e il terzo, sempre ieri, nella costa messinese di Gioiosa Marea. Come fa notare Greenpeace, «dall’inizio dell’anno sono ben sei i capodogli spiaggiati sulle coste italiane». E se è ancora troppo presto per stabilire scientificamente la causa della morte di ciascun esemplare, quel che è certo è che nello stomaco di questi cetacei molto spesso vengono ritrovate ingenti quantità di plastica. A fine marzo, a Porto Cervo, era stata trovata una femmina di capodoglio gravida con ben 22 chili di plastica nello stomaco.

L’esemplare che è stato ritrovato nel capoluogo siciliano – esattamente in via Messina Marine, all’altezza del civico 600 – rimarrà in spiaggia fino a giovedì, quando interverrà la ditta privata incaricata della rimozione. Ed è già diventato meta di pellegrinaggio, tra curiosi e persone che scattano macabri selfie. Dalla guardia costiera di Palermo si apprende, inoltre, che si attendono gli studiosi dal Nord per esaminare i resti del cetaceo e analizzarne scientificamente le cause del decesso. Si fa riferimento ai ricercatori del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università degli Studi di Padova, che hanno realizzato uno studio preliminare da cui emerge che in Italia si spiaggiano in media 150-160 cetacei l’anno

Per un 30 per cento dei soggetti le cause di morte sono direttamente legate ad attività antropiche, prime tra tutte il traffico marittimo e la pesca. In aumento, però, le evidenze della contaminazione da plastica, ormai diffusissima nel Mediterraneo, che può compromettere seriamente la salute degli animali. Particolarmente sensibili sono le specie come il capodoglio: negli ultimi dieci anni nel 33 per cento degli spiaggiamenti i cetacei sono stati ritrovati con frammenti di plastica nello stomaco e nel quattro per cento dei casi avvolti dai resti di reti abbandonate. E oggi l’associazione ambientalista lancia il tour MAYDAY SOS plastica.

«L’inquinamento da plastica ha raggiunto proporzioni ormai inaccettabili – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – Nelle prossime settimane navigheremo per monitorare il suo impatto sugli ecosistemi marini: dalla foce dei fiumi, come Tevere e Sarno, che spesso sono le strade dei rifiuti verso il mare, seguiremo le rotte dei cetacei, particolarmente abbondanti nell’area e sempre più colpiti dall’inquinamento da plastica, fino ai potenziali vortici di accumulo generati dalle correnti marine».

Andrea Turco

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