«Un signore, che andava di corsa, nella calca ha urtato la mia sedia a rotelle. Quando una mia amica gli ha chiesto di stare attento, lui si è innervosito e ha risposto “Non ho fatto niente. Io mi sono fatto male, mica la ragazza“». C’è di buono, per lo meno, che Federica Pace sa sorridere dell’inciviltà che la circonda. Catanese, 28 anni. Gli ultimi nove trascorsi su una carrozzina, a causa di una malattia genetica che l’ha colpita all’età di 19 anni. Il 31 dicembre la ragazza decide di prendere parte allo spettacolo allestito dal Comune per la notte di Capodanno. «Sapevo che ci sarebbe stata confusione – scrive su Facebook – ma ho continuato a pensare che ne ho il diritto. Ho pensato – aggiunge – che se ho sempre paura la cultura della disabilità rimarrà semplicemente utopia, quando non può rimanerlo». Alla fine lo spettacolo le piace. Ma la serata non si rivela esattamente uno spasso.
«Finché la rappresentazione si è sviluppata in piazza Università ero tranquilla, c’erano posti vuoti, la situazione era gestibile». Quando lo show belliniano si trasferisce in piazza Duomo, però, le cose cambiano decisamente. «Nel momento in cui la folla ha cominciato a spostarsi – racconta Federica a MeridioNews – si sono verificati i primi problemi». Per l’esattezza problemi di deflusso delle persone, confermati anche dalla versione dell’assessore alla Cultura Orazio Licandro. «Lo stesso Valerio Festi – spiega il membro dell’amministrazione comunale – è intervenuto al microfono per far scorrere via il pubblico dal tratto di via Etnea che separa le due piazze, perché da lì la visuale era buona e la gente si fermava, creando un blocco. Anche i responsabili delle forze dell’ordine hanno fatto il possibile».
A forza di spintoni e insulti, Federica riesce comunque a guadagnare il Duomo. Poi si ferma accanto all’ingresso di palazzo degli Elefanti insieme alla sua comitiva, non lontano dal muro. «Accanto a noi – prosegue la ragazza – si è creato uno spazio che la gente utilizzava per passare. Siccome non mi vedevano, inciampavano a ripetizione sulla mia sedia a rotelle. Alcuni – va avanti Federica – si scusavano, altri si sono perfino innervositi». Il filo a mezz’aria su cui si esibiscono i ballerini misura tutta la lunghezza della piazza. «Il che faceva sì che io vedessi solo la parte di spettacolo che si è svolta sopra la mia testa. Appena i personaggi si allontanavano – conclude – non vedevo nulla, perché ovviamente la mia prospettiva è bassa come quella di un bambino». A fine spettacolo, due amici si piazzano davanti e dietro la sedia a rotelle, a mo’ di scorta, per evitare altri colpi.
Federica non sembra pentita di essere uscita a Capodanno, nonostante tutto. Ma la sua conclusione è amara. «A Catania – sospira – i disabili non si vedono perché non escono, non perché non ci sono. E non escono perché è complicato perfino trovare un bagno». Licandro riconosce che al Duomo e a piazza Università non c’erano spazi appositi per i disabili. «Mi dispiace molto per la ragazza – dichiara l’assessore – avevamo previsto il numero chiuso degli ingressi per evitare resse pericolose, ma è andata così. Mi dispiace davvero».
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