Ci sarebbe stata anche la mano dei servizi segreti libici dietro la strage di Capaci del 23 luglio ’92? Ne è convinto il pentito di mafia Pietro Riggio, che il avrebbe raccontato ai pm di Caltanissetta che indagano sull’omicidio del giudice Falcone, della moglie e degli uomini della sua scorta, così come sulla strage di via D’Amelio.
Riggio aveva già citato il nome di un ex poliziotto che avrebbe, sempre secondo il collaboratore di giustizia, giocato un ruolo di primo piano nell’organizzazione della strage, piazzando addirittura l’esplosivo. «Mi disse che si erano avvalsi per la strage di Capaci dei servizi segreti libici» avrebbe detto il pentito, come rivelato dall’Adn Kronos. Una storia che Riggio avrebbe raccontato anche a una persona con cui era detenuto.
«Glielo raccontai e questi mi disse che effettivamente il suocero dell’ex poliziotto era un appartenente ai servizi segreti libici». Sempre Riggio dice che il codetenuto non sembrò meravigliarsi della rivelazione, replicando che l’ex poliziotto «era al Sismi e che il suocero era nei servizi libici e che stava a Catania». I verbali con le dichiarazioni di Riggio sono stai depositati nel processo d’appello Capaci bis, che vede alla sbarra Salvo Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello, già condannati all’ergastolo in primo grado e Vittorio Tutino, che invece è stato assolto.
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