L’assessore comunale ai Diritti degli animali, Francesco Maria Raimondo, fa dietrofront. L’attività di accalappiamento dei cani torna all’associazione Agada di Trabia. Una marcia indietro indigesta alle associazioni animaliste, che promettono battaglia. A partire da stamani. Un presidio a oltranza, dalle 9 alle 20, è stato organizzato davanti il canile di via Tiro a Segno. E i manifestanti giurano di rimanere sino a domenica prossima. Lunedì, invece, la protesta si sposterà davanti a Palazzo delle Aquile. «Non ci muoveremo fino a quando il sindaco Orlando non ci riceverà – dice Laura Girgenti, responsabile provinciale dell’Ufficio Garante dei diritti degli animali, a MeridioNews -. Finora siamo stati ignorati, adesso chiediamo un incontro con il primo cittadino. Spetta a lui verificare gli illeciti commessi e assumersi la responsabilità di quanto sta accadendo nel canile».
Il colpo di scena porta la data di martedì 11 agosto, quando l’assessore Raimondo ha firmato la revoca della direttiva di appena sei giorni prima con cui veniva stabilito lo stop al servizio di trasporto degli amici a quattro zampe fuori dalla città «in attesa di provvedimenti volti al superamento dell’emergenza». Una decisione presa dallo stesso Raimondo, dopo una serie di confronti con le associazioni animaliste.
Sul banco degli imputati c’è ancora una volta l’associazione Agada di Trabia contro la quale gli animalisti hanno da tempo puntato il dito, evidenziando “anomalie” nell’affidamento degli animali. Criticità esposte in una lunga lettera indirizzata, oltre che all’assessore, al sindaco Orlando, al comandante della Polizia municipale e, persino, al ministero della Salute. Sulla vicenda avevano acceso i riflettori anche il Movimento Cinque Stelle, che aveva predisposto una richiesta di accesso agli atti, e i consiglieri di Italia dei Valori, Paolo Caracausi e Filippo Occhipinti, per i quali dietro l’operazione si nascondeva anche un danno alle casse dell’erario.
«Nessun abuso e nessun illecito» aveva spiegato a MeridioNews l’assessore Raimondo. Salvo poi scoprire che non esiste alcuna convenzione. Così immediato era arrivato lo stop alle operazioni di accalappiamento dei cani affidate all’Agada. Una decisione che aveva fatto esultare le associazioni ambientaliste, lasciando invece parecchio critici i penstellati per i quali tutta la vicenda era il segno che «chi doveva controllare non l’ha fatto». «Ora chi ha sbagliato paghi» aveva tuonato il parlamentare regionale Giorgio Ciaccio.
Adesso il nuovo colpo di scena che fa infuriare i deputati a Cinque Stelle, i quali tornano a chiedere la “testa” dell’assessore: «Una follia, cui va rimediato al più presto possibile. L’assessore Raimondo deve dimettersi subito» dicono. «È ovvio che l’assessore non è in grado di gestire questa situazione e di conseguenza non si rende conto della gravità del problema – dice la deputata Cinque Stelle alla Camera, Chiara Di Benedetto -. Lo stop al servizio era sacrosanto, visto che questo veniva effettuato senza alcuna convenzione, quando, invece, vista la sua delicatezza, si sarebbe dovuto procedere con verifiche puntuali e convenzioni formali». E per “vederci chiaro” la parlamentare del M5S ha presentato un esposto in Procura.
Anche i consiglieri di Idv Caracausi e Occhipinti si dicono «increduli» di fronte «all’insensata retromarcia dell’assessore». «Un voltafaccia incomprensibile, che getta al vento le decisioni assunte dopo i confronti con le associazioni animaliste e induce il Comune a ripetere il medesimo errore». «L’assessore dice di non voler entrare nel merito di decisioni di carattere amministrativo – spiega Occhipinti – ed è evidente che siamo davanti a una follia. Serve uno schema di convenzione messo nero su bianco dalla giunta e dall’assessore e non certo dal dirigente del canile che non ha i poteri per farlo». Invece il servizio continua a essere affidato «senza alcun protocollo d’intesa o senza informazioni ufficiali, solo sulla base delle arbitrarie decisioni di funzionari».
«Addirittura viene scritto, in documenti ufficiali e protocollati – denunciano i consiglieri di Italia dei Valori -, che dal 19 giugno al 3 agosto il servizio di cattura è stato svolto dalla Agada attraverso una attività di volontariato in fase sperimentale e provvisoria, al di fuori di ogni prescrizione normativa, perché mancano all’appello appena 3.500 euro al mese. Ci saremmo aspettati una seria indagine interna e invece ci troviamo di fronte a scelte incomprensibili». A ciò si aggiunge lo stop al servizio notturno. «Di notte i cani catturati vengono portati in una clinica privata convenzionata – dicono Occhipinti e Caracausi -, a costi immaginiamo ben superiori a 3.500 euro al mese, mentre i veterinari dell’Asp restano con le braccia conserte seppur pagati perché il canile è chiuso».
Adesso la parola passa al sindaco. A cui le associazioni chiedono di fare chiarezza. «L’assessore e i dirigenti del canile devono essere immediatamente rimossi e occorre far luce al più presto su una vicenda che ha parecchi lati oscuri» dice Girgenti. A cominciare dalle adozioni lampo. «In 24-48 ore sono stati adottati 60 cani, soprattutto pitbull e molossi – spiega -. Senza contare che la struttura gestita dall’Agada può accogliere al massimo 90 cani, mentre solo a Palermo in un mese e mezzo sono stati prelevati 124 animali, tra cui anche gatti. Circostanza insolita visto che la Agada non dispone di un gattile».
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