Caos Bilancio, i dubbi del presidente Vinciullo «Aumenti in molte somme senza comunicazioni»

«Riscontriamo, in capitoli di spesa che riguardano pressoché tutti gli assessorati, aumenti relativi alle somme stanziate di cui non c’era stata data comunicazione. Da parte nostra, non possiamo accettare questa situazione, se prima non viene fatta chiarezza». A dirlo è Vincenzo Vinciullo, presidente della commissione Bilancio all’Ars, nel giorno in cui l’organismo parlamentare è tornato, ancora una volta, a votare all’unanimità la proposta di esercizio provvisorio.

«Noi avevamo individuato alcune priorità generali – ammette ancora Vinciullo -, i lavoratori delle ex Province, quelli socialmente utili, i lavoratori dell’Aras e quelli della formazione professionale, gli sportellisti, i dipendenti delle partecipate dalla Regione, i diversamente abili. Erano questi i temi che volevamo venissero trattati, inserendoli in un contesto più generale. Ma il governo non ha fatto nulla di ciò».

Eppure, appena qualche giorno fa, la conferenza dei capigruppo aveva deciso di procedere con una finanziaria light, che Baccei avrebbe dovuto portare oggi in commissione.
«Non gli ho chiesto se aveva con sé i documenti per il semplice motivo che non mi ha detto di avere una proposta da avanzare. Del resto io non faccio il maestrino, sapeva di dover avanzare una proposta. Semplicemente non è arrivata. La commissione doveva produrre un’altra proposta e ci siamo trovati di fronte a difficoltà importanti».

Che tipo di difficoltà?
«Siamo stati qua fino alle tre di notte a lavorare. Purtroppo se alla fine i direttori degli assessorati non ci sono, per cui a domanda non riusciamo a trovare risposta, tutto viene rimandato. Del resto stamattina un solo direttore, oltre a quelli al ramo, si è presentato. E non c’era nessun assessore, escluso Baccei».

In più nessun esponente del Partito Democratico ha chiesto di intervenire in commissione.
«Ecco perché alla fine la richiesta di esercizio provvisorio è stata approvata all’unanimità».

Oltre ai consorzi di bonifica, con 15 milioni di euro in più rispetto allo scorso anno, quali altri casi sono saltati all’occhio durante l’esame delle circa 8000 voci di spesa?
«I 42,5 milioni per Riscossione Sicilia, ad esempio. A che servono? L’anno prossimo ne daremo altri 40, cioè più di 80 milioni di euro in un biennio. A che servono tutte queste somme? Servono a pagare il personale? Servono a pagare i debiti? Se sì, quali debiti?»

E poi c’è la denuncia del presidente di Riscossione, Antonio Fiumefreddo, sull’evasione fiscale in Sicilia.
«I 52 miliardi di euro, vale a dire più di due manovre finanziarie della Regione. Per cui è chiaro che non può rimanere sulla Sicilia l’ombra di aver sottratto 52 miliardi di euro. Non può passare, al solito, che siamo pasticcioni, imbroglioni, farabutti, disonesti, omertosi. Questa non è solo terra di mafia. Per questo faccio il mio appello alla magistratura, perché si apra un fascicolo e si scoprano i responsabili».

In commissione lei ha lamentato l’assenza delle relazioni tecniche, ma l’assessore ha ribattuto che non si sarebbero certo potute fare per tutte le ottomila voci di spesa.
«Sono d’accordo, arrivo da solo a intuire quali sono i capitoli che non hanno bisogno di relazione e quali invece hanno bisogno della relazione. Ma se per mesi si mettono decine di milioni su un capitolo e da mesi noi chiediamo spiegazioni, è legittimo che ci facciamo qualche domanda?»

Durante la seduta ha sollevato l’anomalia dei consorzi di bonifica, che secondo il bilancio arriverebbero ad avere 15 milioni di euro in più dello scorso anno.
«I consorzi di bonifica sono diventati una sorta di parafulmine perché in maniera evidente riscontriamo l’insubordinazione dei commissari, a cui abbiamo chiesto di avere una dettagliata relazione, ma i vertici dell’assessorato fino a oggi ci hanno detto che non sono in condizione di fornirla. Se loro, che sono l’organo di vigilanza, non riescono a fornire la relazione, io come posso certificare la spesa? Ci metta il governo nella condizione di operare nel rispetto della legge».

Miriam Di Peri

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