Cannizzaro, la circolare contro i furbetti del cartellino «Timbriamo anche se chiamati al pronto soccorso?»

Timbrature costanti per fare desistere i furbetti del cartellino e consentire ai dirigenti il totale controllo sul personale. Sono le nuove disposizioni applicate dall’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania, che dal 13 luglio scorso ha inoltrato a tutte le unità operative una circolare. Il documento, firmato dal direttore amministrativo Rosario D’Ippolito e dal direttore generale Angelo Pellicanò, dispone che «l’allontanamento, anche temporaneo per qualsiasi motivo dall’unità dove il dipendente presta servizio, deve essere attestata». Medici, sanitari e dipendenti – almeno stando a quanto messo nero su bianco – sono obbligati a diversi passaggi dei loro badge nelle macchinette, anche quando si spostano all’interno dello stesso ospedale. Da un edificio all’altro, come per chi accompagna un paziente di Ortopedia a fare delle radiografie. Ma anche all’interno dello stesso edificio, come accade spesso, ad esempio quando un urologo sale le scale verso Nefrologia per una consulenza. «O, in teoria, persino se ci chiamano al pronto soccorso», specifica un medico. In ognuno di questi casi deve timbrare il proprio cartellino quattro volte.

La procedura è la seguente. Il personale, prima di uscire dalla propria unità operativa, oltre a timbrare il badge deve segnalare in un apposito terminale l’inizio del servizio esterno. Cioè un lavoro per conto dell’ospedale ma finora inteso come fuori dai confini dell’intera struttura. Adesso invece la trafila va estesa a qualunque movimento fuori dal proprio reparto. «E qui c’è un problema aggiuntivo – spiega un altro medico – Perché ci siamo accorti che la macchinetta non registra due timbrature consecutive. Tra l’una e l’altra, bisogna aspettare che scatti un minuto». La procedura quindi diventa: timbra l’uscita, aspetta un minuto, timbra servizio esterno. Da ripetere al contrario quando il personale rientra nel proprio reparto: selezionare la fine del servizio esterno sul terminale, attendere un minuto e bollare nuovamente il badge in entrata. Passaggi in serie che hanno suscitato non poche perplessità tra il personale del nosocomio etneo. 

Una rigidità che non viene condivisa dal direttore generale Pellicanò, che interpellato sulla questione da MeridioNews, spiega: «È una cosa banale e stupida che non vorrei commentare. Non c’è niente di complicato ed eventualmente avrò modo di chiarire con i sindacati. Credo sia una cosa che possa essere capita anche da persone di media intelligenza». Dopo qualche insistenza, il manager aggiunge qualcosa sul documento: «La circolare è stata emanata perché ci sono norme precise dello Stato e noi, essendo in Italia, dobbiamo applicarle. Non si tratta di essere fiscali o meno. Ci sono delle regole e devono essere rispettate da tutti quanti». Sulle lamentele del personale, Pellicanò controreplica: «Se un medico deve andare in un altro reparto per una visita non dovrà timbrare». Nonostante il documento faccia riferimento agli allontanamenti «per qualunque motivo»? «La sua è un’interpretazione», insiste il direttore.

La circolare finita sotto la lente d’ingrandimento non è altro che l’applicazione di un decreto legge voluto dal governo di Matteo Renzi. Una norma bollata come «anti fannulloni» – nata sull’onda dello scandalo assenteismo al Comune di Sanremo – ma che non prescrive vincoli precisi nella gestione del personale. I nuovi dettami infatti si riferiscono piuttosto alle conseguenze e prevedono il licenziamento in tronco per chi bara con il proprio badge o per conto dei colleghi. Il dipendente colto in flagranza rischia la sospensione entro 48 ore ma anche lo stop allo stipendio, a esclusione dell’assegno familiare. Una volta avviata la procedura di licenziamento, il presunto furbetto avrà due settimane per difendersi. C’è poi un apposito comma che riguarda i dirigenti che omettono di segnalare. Per loro c’è il rischio di un provvedimento disciplinare e successivo licenziamento, oltre alla strada giudiziaria dell’eventuale reato di omissione di atti d’ufficio.

Dario De Luca

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